Francesca Albanese, il comizio anti-ebrei va di traverso alla Comunità ebraica

Il presidente Meghnagi e il responsabile del Memoriale, Jarach, bollano come "inaccettabile" l’atteggiamento di Palazzo Marino
di Alessandro Aspesigiovedì 11 settembre 2025
Francesca Albanese, il comizio anti-ebrei va di traverso alla Comunità ebraica

( Ansa)

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Indignazione, sconcerto ma soprattutto preoccupazione. La Comunità ebraica milanese insorge dopo lo show antisemita di Francesca Albanese alla Fabbrica del Vapore, lo spazio del Comune che ospita le mostre. La Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati ha parlato di “genocidio”, invitando a boicottare il “made in Israel”. Roberto Jarach, presidente della Fondazione Memoriale Shoah di Milano, non nasconde il suo disappunto. «Le dichiarazioni della Albanese sono un crescendo di affermazioni antisemite del tutto infondate», spiega Jarach a Libero, «considero inaccettabile che il Comune di Milano le dia uno spazio dal quale diffondere le sue idee, per giunta senza contraddittorio. Rispetto la carica che ricopre per le Nazioni, ma mi chiedo perché, a questo punto, non si sia mai interessata degli ostaggi e della loro liberazione», continua il presidente, «gli italiani di origine ebraica si stupiscono che queste mancanze passino in secondo ordine».

DOPPIO BINARIO
Netto anche il parere di Walker Meghnagi, presidente della Comunità ebraica meneghina. «Il Comune presta i suoi spazi a strani soggetti mentre si guarda bene dal farlo con noi che spesso non sappiamo dove andare», spiega Meghnagi, ricordando il fatto che Palazzo Marino dovrebbe essere super partes. «Non era mai successo in passato: è la prima volta che un sindaco si comporta in questo modo e che una giunta si sottrae all’obbligo dell’imparzialità», sottolinea il presidente. «Noi siamo italiani come tutti gli altri, ma qualcuno evidentemente se lo è dimenticato». «Per rendersene conto basta farsi un giro sui profili social di alcune personalità del centrosinistra milanese, che vorrebbero addirittura candidarsi a guidare la città», continua Meghnagi parlando di «figure che portano solo odio e violenza». «Il Comune si ravveda e pensi piuttosto a istituire dei corsi di storia», sottolinea con forza il presidente. «A questo punto solo la cultura può porre fine al clima di antisemitismo che si respira a Milano».
Indignato anche Davide Blei, portavoce della Comunità ebraica milanese. «La Albanese, nei suoi discorsi, dimostra di considerare i cittadini italiani di religione ebraica delle spie di Gerusalemme», sostiene il portavoce, «è come se il mondo intero decidesse di condannare il popolo greco solo perché di confessione ortodossa come gli abitanti della Russia di Putin.


La nostra comunità si è sentita ascoltata e protetta da Forza Italia, da Fratelli d’Italia, dalla Lega e da Azione», spiega Blei, «la sinistra invece ha fatto di tutta l’erba un fascio e dopo avere scelto di abbracciare la causa palestinese è entrata in un vicolo cieco dal quale non sa più come uscire». «Basta sentire alcune dichiarazioni di Elly Schlein o di Giuseppe Conte», rincara il portavoce della Comunità ebraica milanese, «invece che uscire in punta di piedi da questa impasse e cercare di smorzare l’antisemitismo continuano con la loro istigazione all’odio con le conseguenze che tutti ormai possono vedere nelle strade di Milano tra graffiti ed aggressioni». «Ricordo a tutti gli interessati che l’istigazione all’odio razziale è un reato e che le persone non si giudicano in base alla loro razza e alla loro religione» conclude Blei.


TEMPI DURI
Preoccupato anche Davide Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica di Milano. «Sono tempi molto duri per la Comunità ebraica milanese, soggetta ormai quotidianamente a aggressioni di varia natura», spiega il direttore. «Di fronte a questo rigurgito di antisemitismo, scopriamo ora che il Comune di Milano non solo non sta facendo un granché contro l’odio antiebraico, ma addirittura ha pensato bene di dare concedere il proprio logo a un evento dove ha preso la parola Francesca Albanese. Per chi non lo sapesse, ricordo che Un Watch ha denunciato che Albanese in passato ha fatto dichiarazioni antisemite di estrema gravità, come quando ha detto che “l’America è soggiogata dalla Lobby ebraica”, o come quando ha scritto su un giornale iraniano (guidato da quel governo che ammazza le donne che non portano il velo) un articolo intitolato “Cia e Mossad hanno eseguito l'attacco terroristico a Charlie Hebdo”», spiega Romano, ricordando che alcune dichiarazioni della relatrice speciale delle Nazioni Unite sono state condannate dai governi di Usa, Germania, Francia e Olanda. «Il sindaco Sala, a questo punto, non può più tacere e deve rispondere: se è davvero contrario a chi diffonde l’antisemitismo, parli chiaro e dica che si impegna a non prestare più il simbolo del Comune a eventi dove sia presente Francesca Albanese», spiega Romano, «l’antisemitismo non si combatte a parole, ma con i fatti». Infine Riccardo De Corato, deputato di Fratelli d’Italia. «Quando governavamo la città negli spazi del comune abbiamo sempre garantito un contraddittorio», spiega l’esponente del centrodestra, «manifestazioni come quelle di mercoledì sono pericolose perché negano qualsiasi forma di democratico dibattito».