Da oltre quindici anni la posizione di Vittorio Feltri sul delitto di Garlasco non cambia: il fondatore di Libero è certo dell'innocenza di Alberto Stasi. Una condanna ingiusta, insomma. Fin dal 2009 Feltri ha condotto la sua battaglia per Stasi, tanto da avere un rapporto personale con l’ex fidanzato di Chiara Poggi.
Nei giorni scorsi, il direttore è tornato sull’argomento rispondendo su Il Giornale a una domanda di un lettore, il quale chiedeva: "È possibile che il vero colpevole non sia mai stato condannato, mentre un innocente, Alberto Stasi, ha scontato quasi tutta la pena?". La risposta è stata chiara, chiarissima: "L'unica certezza che ho su questo caso è l'innocenza di Alberto Stasi. E continuo ad averla oggi, dopo l'ennesimo ribaltone giudiziario, tanto clamoroso quanto inquietante".
E ancora, Feltri ripercorreva i passaggi principali della lunga vicenda processuale che ha portato alla condanna di Stasi, rimarcando a più riprese quelle che a suo giudizio sono state le principali falle dell’impianto accusatorio: "Lo si è mandato in carcere senza movente, senza arma, senza una dinamica plausibile, senza una prova che fosse una. Il nulla. Eppure è stato condannato. Adesso viene fuori che sotto le unghie della ragazza c'è un Dna maschile 'compatibile' con Andrea Sempio, da sempre figura ambigua di questa vicenda. Tutto ciò non sorprende più di tanto chi, come me, ha sempre guardato con stupore alla sicurezza con cui gli inquirenti hanno perseguito Stasi ignorando piste alternative ben più sensate", sottolinea Feltri.
In ogni caso, pur premettendo che "i punti oscuri attorno a Sempio non mancano", il direttore invoca prudenza: "Il Dna è un indizio pesante, ma è un indizio, non un verdetto divino. E può essere interpretato in molti modi. Non si può trasformare Sempio nel nuovo Stasi, appendendolo a un singolo reperto. Serve un'indagine vera, completa, finalmente seria", conclude Vittorio Feltri.




