Vladimir Putin? "Rapisce cubani e li arruola": il piano agghiacciante
Sprizzano scintille fra Cuba e Russia, storici alleati fin dal tempo sovietico e negli ultimi tempi allineati sulla guerra russa in Ucraina. Ma le autorità cubane non vogliono essere coinvolte nel conflitto. E l'esistenza d’una rete di reclutamento illegale di cittadini dell'isola mandati da Mosca a combattere contro Kiev ha fatto infuriare il governo caraibico. Lo ha denunciato il ministro degli Esteri Bruno Rodríguez: «È stata scoperta una rete di traffico d'esseri umani che opera in Russia per arruolare nell'esercito sia cubani che vivono lì, sia cubani residenti nell'isola. Il nostro ministero degli Interni ha scoperto tale rete e lavora per smantellarla». Rodriguez ha ricordato: «Cuba non è parte del conflitto e lavora contro ogni forma di mercenarismo».
L’INTERNAZIONALE - Era un’altra epoca, quando, negli anni Settanta, l’Unione Sovietica inviava militari cubani in Angola ed Etiopia, d’accordo con Fidel Castro. Ora L’Avana vuol tenersi fuori dalle beghe russe. Arruolare cubani offrirebbe vantaggi al Cremlino, anzitutto perché ai cittadini di Cuba non è richiesto il visto d'ingresso in Russia, poi perché, se hanno già fatto il servizio militare, sono già addestrati alle armi d'origine russo-sovietica, tuttora in uso alle truppe dell’Avana, specie i fucili Kalashnikov e i “bazooka” RPG.
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Inoltre, sui cubani può far leva la promessa del presidente Vladimir Putin di velocizzare la concessione del passaporto russo ai volontari stranieri, e alle loro famiglie, che s’arruolino nell'esercito di Mosca. Il tutto incentivato da un pagamento iniziale di 195.000 rubli (2.270 euro), più uno stipendio di 204.000 rubli al mese (circa 2.380 euro), se schierati in zona di guerra. I provvedimenti di Putin per favorire l’arruolamento di stranieri sono in vigore dalla fine d’aprile, sull'onda della necessità dei russi di aumentare l’entità della loro fanteria per ripianare le perdite. Da allora si sussurra di cubani arruolati.
Inizialmente s'è pensato che L'Avana fosse d'accordo, né più né meno che Damasco col suo assenso a inviare miliziani siriani a fiancheggiare i russi nei primi mesi del conflitto. In luglio il Parlamento Europeo ha condannato «il sostegno di Cuba alla guerra d’aggressione condotta dalla Russia in Ucraina». In agosto, dagli Stati Uniti, dove risiede, un’ex-spia sovietica d’origine ucraina, già maggiore del KGB, Yuri Borysovych Shvets ha affermato: «Cuba pianifica d’inviare forze speciali in Bielorussia, dove potranno essere utilizzate dai russi contro l’Ucraina». Ma il governo di Cuba nega il coinvolgimento e accusa la Russia di giocare sporco attirando suoi cittadini.
Varie le fonti a riguardo, come la tv Te-VE America, l'ong spagnola Prisoners Defenders e i siti anticastristi Cibercuba (con base in Florida) e Diario de Cuba (in Spagna). Raccontano di giovani cubani reclutati con l'inganno, con l'iniziale promessa di un lavoro di ricostruzione di edifici e infrastrutture nei territori ucraini annessi alla Russia. Ma si sarebbero trovati arruolati a forza e coi documenti sequestrati, in pratica prigionieri e costretti a combattere. L’esule cubano Alain Paparaz ha denunciato che due cubani sono stati ingaggiati proprio per edilizia, ma poi spediti in prima linea.
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E la madre del giovane “volontario” Alex Vegaz Diaz, ha affermato che il figlio è stato incastrato dietro promessa di un passaporto russo. Anche un giornale locale russo, la Gazzetta di Rjazan, ha in agosto parlato del «reclutamento di giovani cubani residenti in Russia».
L’ESODO - Peraltro, la guerra sta favorendo un esodo di cubani d'altro tipo. Ovvero migranti che sfruttano la facilità d'ingresso in aereo in Russia, per poi spostarsi in Serbia e da lì tentare la rotta balcanica dei clandestini, con l’obbiettivo di raggiungere la Spagna, ambita per la comunanza linguistico-culturale e perché magari vi hanno già dei parenti. Senza bisogno di visto, atterrano a Mosca e da lì volano a Belgrado, dove s'incamminano verso l'Unione Europea rischiando però di essere malmenati dai poliziotti croati. Lo conferma padre Stanko Perica, croato, direttore del Jesuit Refugee Service per l’Europa Sudorientale: «Da quando è iniziata la guerra in Ucraina la situazione economica è peggiorata a Cuba. Ho visto foto dell’aeroporto dell’Avana pieno fino all’inverosimile. La maggioranza vuole andare negli Stati Uniti, ma molti hanno parenti in Spagna e cercano di raggiungerli. Vendono tutto per acquistare i biglietti aerei per Mosca e Belgrado, poi passano a piedi attraverso la rotta balcanica. Spesso sono intere famiglie».