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Camera approva ddl corruzione con 354 sì

Lucia Esposito
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Passa il ddl corruzione: dal 2018 niente politici corrotti in Parlamento, Ma se cominciassero gli elettori a mandarli a casa nel 2013, quando andremo alle urne? Dopo i tre voti di fiducia di ieri, mercoledì 13 giugno oggi la Camera ha approvato il ddl anticorruzione con 354 voti favorevoli., 25 voti contrari e 102   astenuti. Ora il testo passa all'esame del Senato.  Dopo un articolato dibattito, la Camera ha anche dato via libera a numerose correzioni formali del testo. Il Presidente della Camera Gianfranco Fini ha affermato in aula che le correzioni sono "solo formali". Il capogruppo dei leghisti Dozzo si è opposto, ma la votazione dell'aula ha confermato il giudizio della Presidenza. Ieri le tre fiducie sono state votate  sull'articolo 10 del provvedimento (l'incandidabilità dei condannati) e quella sull'articolo 13 (l'aumento delle pene, voluto dal Pd, nel minimo e nel massimo per la corruzione) e quella sull'articolo 14 (impossibilità di fare contratti con enti pubblici per chi è condannato per reati contro la pubblica amministrazione, come la concussione o la corruzione). Quella di oggi, giovedì 14 giugno, è stata una votazione convulsa.  Il voto nel Pdl Sono state numerose le defezioni del Pdl al voto finale sul disegno di legge anticorruzione alla Camera. Non hanno partecipato al voto 72 deputati (di cui 11 in missione) compresi il segretario Angelino Alfano, che da ministro della Giustizia aveva presentato la prima versione del ddl, e il leader Silvio Berlusconi.   Erano in missione, fra gli altri, Maurizio Paniz e Maurizio Lupi.   In contrasto con la disciplina del gruppo, poi, ci sono stati due voti contrari (Luca D'Alessandro e Lucio Barani) e 38 astensioni fra cui quelle di Guido Crosetto, Pietro Lunardi, Alfredo Mantovano, Alfonso Papa, Gaetano Pecorella e Giorgio Stracquadanio.  Rabbia Cicchitto “Noi non vogliamo essere ulteriormente  strangolati. Come dice il proverbio, uomo o donna avvisata, è mezzo  salvata!”. Il capogruppo alla Camera del Pdl, Fabrizio Cicchitto, non  usa mezzi termini per avvisare il Guardasigilli Paola Severino sulla  responsabilità civile dei magistrati, all'esame di Palazzo Madama.   L'esponente azzurro evoca le “manette” in Aula ed esprime un duro   giudizio contro il governo tecnico, responsabile, dice, di aver  impedito il libero dibattito sul ddl corruzione.   “Noi avremmo voluto liberamente dibattere senza che lei fosse   venuta in Parlamento a metterci le manette”, sottolinea Cicchitto   alzando il tono della voce e lancia un avvertimento preciso al governo  tecnico: “Faremo di tutto in Senato per cambiare il ddl   anticorruzione sulla nuova concussione e sulle influenze”. Assenti Alfano e Bersani La "strana maggioranza" (così l'ha definita Monti)  oggi è stata più strana che mai sul disegno di legge anticorruzione. Numerosi i distinguo rispetto alla linea del gruppo, e numerosissime soprattutto nel Pdl le assenze. Con alcune defezioni vistose come quelle dei segretari del Pdl Angelino Alfano e del Pd Pier Luigi Bersani. Del trio 'ABC' ha votato solo Pier Ferdinando Casini. A scorrere il tabulato del voto finale, risultano essere stati 148 i deputati che non erano in Aula, di cui 27 in missione. Le defezioni più vistose sono state nel Pdl con 61 assenti e 11 deputati in missione; hanno votato in 138, ma un-terzo in dissenso dal gruppo con 38 no e 2 astenuti.   Nel Pd, 12 deputati erano assenti e 5 in missione. Nessun voto contrario ma sei astensioni, cinque di radicali più Furio Colombo.   In Popolo e territorio gli assenti erano 9 su 21 e sul voto il gruppo si è diviso: ha votato sì solo Vincenzo Taddei, mentre 2 sono stati i no e 9 le astensioni.   Tre gli assenti in Fli su 25 deputati, ma i 22 che hanno votato si sono tutti espressi a favore del ddl.  Nella Lega, che si è astenuta, non erano in Aula 12 deputati, di cui 4 in missione, compresi Umberto Bossi e Roberto Maroni.   Infine, 4 gli assenti nell'Udc che per il resto ha votato compatta per il sì.  

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