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Il Pd bela su Sanità ed enti localiE' sempre più succube della Cgil

Bersani si scaglia contro la spending review. Il Pdl: "Reazione che mostra cosa sarebbe un eventuale governo a guida di sinistra"

Matteo Legnani
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Non ha perso tempo il segreatario del Pd Pierluigi Bersani. Appena i tagli ventilati nelle bozze della spending review sono diventati realtà, è partito all'attacco. "Siamo contrari a misure che tocchino il sociale: dalla sanità alla scuola, ai servizi al cittadino". Troppa la paura di indispettire con un silenzio quelli che per i democratici sono ancora potenziali alleati per le politiche 2013, vendoliani in prims. Ma ancora maggiore il timore di far innervosire i sindacati, Cgil in primis, che mal avrebbe digerito un silenzio della sua ala politica a fronte delle dichiarazioni incendiarie del leader Susanna Camusso. "Sulla sanità e sugli enti locali i tagli mi sembrano troppo pesanti. Andiamo oltre il segno e tocchiamo le prestazioni, quindi dobbiamo discuterne. Quando si comincia a toccare la carne viva e i servizi, allora si entra sul problematico per noi. Se le norme hanno oggettività e razionalità, siamo pronti ad affrontarle. Se, invece, ci sono sotto altre cose, dobbiamo guardarle" ha belato Bersani. "Quello che soprattutto non va riguarda il taglio delle risorse agli enti locali, già troppo indeboliti, e l'intervento sulla sanità. In particolare, per ciò che riguarda la sanità, l'errore è prima di tutto tecnico. Non c'è sufficiente comprensione di come funzioni nella realtà il servizio sanitario. Si rischia il bis della vicenda esodati, avere cioè più confusione che risparmio". Per Daniele Capezzone "il Pd e la sinistra sono prigionieri della Cgil e dell'ala massimalista del sindacato, che già hanno contribuito a depotenziare la riforma del lavoro", dice Daniele Capezzone". Il portavoce Pdl rileva che "in qualche modo, le reazioni di questi giorni anticipano e mostrano cosa sarebbe un eventuale governo a guida di sinistra, con la Cgil detentrice di una vera e propria 'golden sharè per condizionare tutto e tutti, con i pochi valorosi riformisti della sinistra che sarebbero costretti a combattere una battaglia impari e alla fine perdente, e con Bersani che si ritroverebbe, magari suo malgrado, a dover mediare sempre e comunque a favore delle componenti più massimaliste e immobiliste, nel tentativo di tenere unito il blocco sociale di riferimento".

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