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Sondaggio sul premier: Monti, Renzi o Grillo, tutti tranne la Casta

Giulio Bucchi
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  Monti o Renzi, tutti tranne che la Casta. Nel tradizionale sondaggio del TgLa7 del lunedì, il direttore Enrico Mentana chiede secco agli intervistati chi tra gli attuali leader politici o aspiranti italiani vorrebbero come premier. Vince, come prevedibile, l'attuale presidente del Consiglio Mario Monti, col 19 per cento. Dopo il balletto dei pronostici, con il prof che prima rifiuta, quindi accetta la conferma e infine si defila nuovamente, glissando, anche gli elettori sembrano convinti a mandar giù l'amara pillola. Al secondo posto una new entry: è Matteo Renzi, il giovane sindaco di Firenze e rottamatore del Partito democratico, che con il suo 13% e l'uragano mediatico che lo sta accompagnando da un paio di settimane ha spazzato via i due simboli del pre-Monti, Pierluigi Bersani e Silvio Berlusconi entrambi appaiati all'11 per cento. Nota singolare: il Cav ha passato un'estate col silenziatore, senza sciogliere ancora i nodi sulla sua ricandidatura. Il secondo, invece, candidato lo è e da tempo, è il segretario del principale partito italiano e probabile vincitore delle elezioni nel 2013, è favorito alle primarie. Eppure è in caduta libera, soprattutto per colpa del compagno di partito e gran sfidante Renzi. Dietro il quartetto, il vuoto. Insegue, non a caso, l'anti-sistema per eccellenza Beppe Grillo, che ha già detto che non si candiderà. Le malefatte della Casta, d'altronde, sono uno spot perfetto per il Movimento 5 Stelle. Il comico-politico, col 5% delle preferenze, precede Antonio Di Pietro e Beppe Vendola (la sinistra dura e pura, ma assai poco granitica) al 4%, Angelino Alfano, Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini al 3%. E anche i presunti tecnici o facce nuove sanno un po' di vecchio salotto della finanza: gli ex presidenti di Confindustria Emma Marcegaglia e Luca Cordero di Montezemolo, carte non più segrete dei centristi, raccolgono un misero 2% (come il leghista Bobo Maroni). Sempre meglio dell'attuale ministro dello Sviluppo Corrado Passera, uno che da tempo pensa in grande ma che al momento non piace che all'1% degli intervistati. Forse perché anche lui viene considerato esponente della classe politico-dirigenziale che negli ultimi 20 anni ha portato l'Italia in questa situazione. Guadagna solo il Movimento 5 Stelle - Il panorama dei partiti conferma in qualche modo l'andamento della corsa a Palazzo Chigi. A guadagnare in modo sensibile è solo il Movimento 5 Stelle, salito al 16,7% (+2,3% rispetto a una settimana fa). Il Partito democratico resta il primo partito col 25,8% (+0,1%) davanti al Pdl (al 19.3, -0,7%). Perdono qualcosa Udc (al 6.5, -0,4%) e Sel (5.8%, -0,6), cresce leggermente la Lega Nord col 5.7% (+0,3) davanti all'Italia dei Valori (4.5%, -0,6). Staccati e a rischio sbarramento Federazione della Sinistra (2,3%, -0,2), La Destra (2,3%, -0.3) e Futuro e Libertà (2,3%, +0,2). In crescita costante, e crisi, soltanto indecisi (15.6%, +0,3) e astenuti: con il loro 33,1% (+0,6) sono ancora una volta, e di gran lunga, il primo partito italiano.  

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