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Parlamento, porto delle nebbieEcco tutte le riforme arenate

Che fine ha fatto la riduzione degli onorevoli? E il controllo sui bilanci delle Regioni, il taglio dei consiglieri, l'azzeramento delle assise provinciali e la disciplina per le giunte municipali? Morte e sepolte

Nicoletta Orlandi Posti
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Si erano detti tutti d'accordo, avevano promesso di farlo nel giro di pochi mesi e invece agli sgoccioli della legislatura le riforme e i tagli annunciati non si sono visti. I deputati e i senatori avevano ben altro a cui pensare e così ci ritroviamo con norme che avrebbero dato un consistente aiuto al recupero di risorse economiche per far fronte alla crisi in cui siamo impantanati, arenate in Parlamento.  Tra queste c'è la riduzione del numero dei deputati e senatori di almeno del 20%. Stando alle dichiarazioni dei gruppi politici sembrava cosa fatta e invece niente anche per via dell'insistenza della Lega e del Pdl sulla proposta di riforma costituzionale in senso semipresidenziale che di fatto ha bloccato la legge sulla riduzione in Senato. Sergio Rizzo, sul Corriere, fa notare inoltre che era prevista una riduzione anche dei consiglieri nell'assise della Regione Sicilia da 90 a 70: niente da fare anche in questo caso. Le provvidenziali dimissioni di Raffaele Lombardo hanno fatto sì che non si facesse in tempo a recepire a livello locale le nuove norme nazionali. L'elenco delle promesse non mantenute prosegue con la Riforma del titolo V della Costituzione promossa dal governo dopo lo scandalo che ha travolto la Regione Lazio: bocciata dalla bicamerale, ora con alcuni emendamenti nelle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio la svuotano abolendo il controllo preventivo della Corta dei conti sugli atti di spesa. Dietro a questa mossa, fa notare Rizzo, si potrebbe scorgere la mano del partito dei governatori che pure avevano dato il via libera al progetto di Monti.  Tra una cosa e l'altra si sono spenti i riflettori anche la riforma dell'articolo 49 della Carta, quello sui partiti, sui quali tutti si erano detti pronti dopo gli scandali dei tesorieri di Margherita e Lega Nord. Era sul punto di essere votata alla Camera, poi se ne sono dimenticati. Poi c'è il problema province. Sì, è vero, che il governo ha firmato un decreto che ne riduce il numero a 51, ma resta da risolvere l'abolizione dei consigli provinciali. Il decreto "Salva Italia" all'inizio privava le provincie anche delle loro funzioni il che avrebbe azzerato i relativi consigli, poltrone e turni elettorali. Poi però i ministri tecnici di Monti  non hanno più toccato il principio secondo cui gli enti non saranno più elettivi. Ma questo non è il solo intoppo del "Salva Italia" che in un passaggio stabiliva che le modalità per sopprimere gli organi politici e di nomina delle future giunte comunali sarebbero state fissate dal governo con una legge da approvare entro il 2012. Il decreto c'è, è stato presentato qualche mese. Ma da allora non se ne è più parlato: morto e sepolto.  

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