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Pdl, Alfano prova a convincere Berlusconi: le primarie si devono fare

Giulio Bucchi
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Le primarie del Pdl si faranno, ma quando e come è ancora da decidersi. E' il primo verdetto del serrato faccia a faccia a Palazzo Grazioli tra il segretario Angelino Alfano e l'ex premier Silvio Berlusconi. Il primo deciso sostenitore delle consultazioni popolari, il secondo altrettanto convinto oppositore, più per scetticismo che per reale avversione. Ha vinto, almeno per ora, Angelino, che in una nota spiega come "alla luce del fatto nuovo rappresentato dalla possibilità delle elezioni anticipate e accorpate il calendario delle elezioni primarie, inizialmente deciso dall'Ufficio di Presidenza del partito (con voto sequenziale ispirato al modello americano), diviene impraticabile, come ho già pubblicamente osservato in questi ultimi giorni". Tutto rinviato a giovedì 22 novembre: "Ho convocato per domani i coordinatori regionali e provinciali del partito, per un confronto sulle questioni organizzative e sulla data di svolgimento delle primarie", conclude il segretario del Pdl. In realtà, qualche data è già trapelata: quasi impossibile confermare il 16 dicembre come la domenica dl voto che sarà in ogni caso su unica tornata, senza ballottaggio. Più probabile quella del 13 gennaio. Per le regole, si vedrà. Per votare il sondaggio on line clicca qui  Voi chi votereste a queste primarie?: inviate una email con il nome delcandidato nell'oggetto del messaggio a [email protected]  oppure ancora scrivendo il nome del vostro leader al numero di fax 02 999 66 264    Angelino e Silvio divisi - Di sicuro per ora c'è solo che le primarie continuano a dividere Alfano e Berlusconi. L'ex premier, sempre titubante sull'effettivo successo del coinvolgimento popolare dell'iniziativa, era arrivato a Roma per il faccia a faccia con il segretario intenzionato a convincerlo sulla necessità di boicottare "l'esperimento". Giunto a Palazzo Grazioli in cappotto lungo scuro e Borsalino di feltro, il Cavaliere avrebbe però alzato bandiera bianca di fronte alla strenua resistenza di Angelino. Le primarie si devono fare, fare retromarcia ora, con la macchina già faticosamente avviata, non riporterebbe il partito in carreggiata ma semplicemente lo farebbe schiantare. Questa, secondo alcune fonti del Pdl, la posizione di Alfano, che avrebbe addirittura minacciato le dimissioni da segretario. Meloni in testa - Restano i dubbi sulle regole del confronto, oltre che sui candidati. Alcuni dei quali, fermo restando l'obbligo di consegnare 10mila firme entro domenica 25 novembre, non convincono i leader mentre altri sono già in rampa di lancio. E' il caso di Giorgia Meloni, assai critica con gli ex An (come lei) La Russa e Gasparri schierati con Alfano e premiata dal voto dei lettori di Liberoquotidiano.it, che via mail e votando al nostro sondaggio la danno come favorita nella corsa a Palazzo Chigi. E proprio la Meloni, insieme all'altro candidato Alessandro Cattaneo, ha ribadito come le primarie siano "un processo irreversibile". Insomma, non si torna indietro. Anche se c'è qualcuno, come l'ex leader leghista Umberto Bossi, che sembra rimpiangere il passato. "Chi sceglierebbe tra Berlusconi e Alfano?", gli chiedono i giornalisti a Montecitorio. E il Senatùr: "Berlusconi, è mio amico anche se non ci sentiamo da un po'".    

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