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Sgarbi si ritira: "Alfano sta uccidendo il partito". E si butta con Silvio

Il critico rinuncia dopo il diktat del segretario sugli indagati: "Primarie sono accanimento terapeutico"

Matteo Legnani
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Vittorio Sgarbi, fondatore del Partito della Rivoluzione (costituito lo scorso luglio a Roma), "disgustato dalle dichiarazioni del segretario del Pdl Alfano", ritira la propria candidatura alle Primarie del Pdl, per la quale erano state già raccolte migliaia di firme dalla Sicilia al Piemonte. "Preso atto - spiega Sgarbi - che il candidato Alfano stabilisce condizioni che precluderebbero la competizione al fondatore del suo partito, Silvio Berlusconi, indagato e condannato, e che, senza vergogna, esibisce una questione morale avendo come compagni di partito numerosi inquisiti, rinviati a giudizio e condannati (che non hanno reagito al suo penoso ultimatum), e il fratello sotto inchiesta nell'ambito di una indagine sulla compravendita di esami all'Università di Palermo, disgustato di vedere il mio nome al fianco del suo, non posso partecipare alle Primarie del Pdl, e mi riservo di valutare qualunque iniziativa venga direttamente promossa da Silvio Berlusconi. Vedo che la partita in un partito morto - argomenta Sgarbi - si gioca tra un Segretario di inquisiti che esibisce una doppia morale, e una rivale che non è indagata ma non è neppure laureata. E' troppo.   Il Pdl non esiste più. Per un persona libera, candidarsi alle primarie è accanimento terapeutico. Meglio l'ultimo degli inquisiti che l'ipocrita Alfano. L'inquisito potrebbe essere innocente, Alfano è colpevole di aver ucciso un partito". A questo punto, dopo la rinuncia di Alessandra Mussolini di qualche giorno fa, si attende la rinuncia di Samorì, uomo vicino a Berlusconi e che aveva annunciato un "ticket" con lo stesso Sgarbi.

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