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Berlusconi chiama Alfano:"Che fai, mi segui?"

Matteo Legnani
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  di Salvatore Dama Forse oggi si saprà qualcosa in più sulle reali intenzioni di Silvio Berlusconi. Ad Arcore è atteso il segretario del Popolo delle libertà Angelino Alfano. I due, dopo i messaggi a distanza e alcuni contatti telefonici, devono decidere cosa ne sarà delle primarie azzurre: rimetterle in piedi o azzopparle definitivamente. Quest'ultima soluzione sembra la più plausibile. Ed è stato proprio il segretario, candidato favorito nella corsa alla premiership del Pdl, ad ammettere che, se tornava in campo il Cavaliere, come ha annunciato di voler fare, la competizione è inutile. Non c'è tema di successione. Ma l'ex premier è sibillino. Continua a tenere coperte le sue carte con quelli del partito, costringendo a spericolati inseguimenti ogni volta che lui cambia luna.  Al netto del faccia a faccia di oggi, la settimana prossima potrebbe essere quella buona per prendere decisioni. Inutile tratteggiare strategie che poi rischiano di essere rese vane da un risultato a sorpresa  dalle primarie del Partito democratico. Mercoledì dovrebbe svolgersi a Roma un ufficio di presidenza (avrebbe già dovuto esserci questa settimana) per valutare l'archiviazione della kermesse originariamente fissata per il 16 dicembre.  Passo indietro che scatena reazioni contrastanti tra i pidiellini. Accettazione da parte dell'ex Guardasigilli e degli altri candidati che hanno accolto l'invito a lasciar perdere. Ira da parte di chi ci aveva creduto sul serio. Come Giorgia Meloni. Che ieri è stata ricevuta ad Arcore dall'ex presidente del Consiglio. Incontro che non sembra sia andato molto bene. Visto che al termine l'ex ministro della Gioventù ha sentito il bisogno di firmare un appello pubblico rivolto al Cavaliere. Un grido. Un disperato “ripensaci”: «Caro presidente, non roviniamo tutto. È l'appello che ti rivolgo, sapendo che le notizie apparse sulla stampa non sono campate per aria, ma consapevole che le tue decisioni non sono ancora prese». Rifare Forza Italia e Alleanza nazionale «sarebbe una follia, non cedere a tentazioni nostalgiche o a espedienti tattici, non dividere il nostro mondo in tanti pacchetti».  Silvio? Raccontano che il Cavaliere sia meno drastico, sul da farsi, che nei giorni scorsi. Ribadisce «l'esigenza di dover stare tutti uniti», ma ciò non significa dover mantenere in vita il Pdl, esperimento che egli giudica «fallito e superato». Dunque, le primarie sono inutili, «non servono a nulla», «va ripensato tutto il centrodestra». È noto che il Cavaliere voglia tornare ai blocchi di partenza, con una coalizione di partiti che prenda il posto del rassemblement venuto male, il Pdl. Ed è chiaro che sta spingendo il partito unico verso l'originario schema Forza Italia più Alleanza nazionale.  I contorni dell'operazione sono ancora fumosi. Perché nessun sondaggio finora ha fatto sorridere l'ex presidente del Consiglio. L'ultimo, quello di Swg, attribuisce a una ipotetica Forza Italia 2.0 il 9,3 per certo. Tutti voti in uscita dal Pdl, che si attesterebbe su un modesto 4 per cento. Insomma tutta questa operazione non servirebbe a portare voti. Semmai a disperderli. Gli ex An non ci stanno più a questo tira e molla. Lo dice Maurizio Gasparri: «Ritengo che Berlusconi debba sciogliere dei nodi: vediamo che argomenti porterà nella riunione della prossima settimana. Se l'ipotesi fosse quella di tornare a Forza Italia, ciascuno si regolerà di conseguenza». Insomma anche i più berluscones tra postmissini vacillano di fronte alla traiettoria assunta dal Cavaliere.  L'idea di tornare al primo amore politico sembra comunque irreversibile. Pare che il Cavaliere abbia detto di no alla Meloni, che si proponeva in un ticket con Alfano per guidare il Pdl fuori dalla palude dove si è ficcato adesso. Silvio avrebbe rilanciato proponendo all'ex ministro di candidarsi alla presidenza della Regione Lazio. E di assumere la guida della nuova cosa di destra, che nei piani di Silvio dovrebbe tenere dentro tutti gli ex An, anche Francesco Storace. Ma la Meloni ha rifiutato. E oggi, a villa San Martino, ci sarà un altro fitto giro di consultazioni. Sono attesi tra gli altri, Verdini, Gelmini, Romani, Mantovani e Brambilla per discutere gli assetti del futuro partito, ma anche di legge elettorale che mercoledì approderà in Aula al Senato. L'appuntamento clou sarà con Alfano, accompagnato da Gianni Letta. Berlusconi vuole convincere il delfino a passare con lui nel nuovo partito. Magari mantenendo la carica di segretario. Il delfino vuole convincere il mentore a salvare il Pdl, cambiandogli nome, ma senza spacchettamenti.     

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