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Lo sbarramento di BerlusconiDa Gasparri a Cicchitto:ecco chi rischia il posto

Cicchitto e Gasparri

Il Cavaliere: "Ricandiderò solo il 10% dei vecchi eletto". I capigruppo e i vice sono i primi della lista di quelli che possono saltare. E poi ce ne sono molti altri ancora...

Andrea Tempestini
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  di Barbara Romano La molotov sul Pdl, Silvio Berlusconi la lancia alle nove in punto di ieri, in diretta su Canale 5. «Sarà candidato il 10 per cento dei nostri parlamentari attuali», annuncia al telefono a Maurizio Belpietro. Nel Pdl succede il finimondo. A poco è servita la puntuale e fulminea smentita del portavoce dell'ex premier, Paolo Bonaiuti: «Appare evidente che non sarà soltanto il 10 per cento dei parlamentari uscenti del Popolo della libertà ad essere ricandidato. È bene chiarire che tutti quei deputati e senatori che provengono dalla trincea del lavoro, che hanno svolto o stanno svolgendo un'attività lavorativa, e non hanno una provenienza solo politica, saranno ricompresi in quella quota del 50 per cento dei provenienti dal mondo del lavoro suggerita stamani dal presidente Berlusconi». Ma ormai la frittata è fatta. A Montecitorio non si parla d'altro. Scatta il toto-rottamandi tra il Transatlantico e la Buvette. Qualcuno l'ha già ribattezzata «sindrome del 10 per cento». È la fifa di perdere lo scranno, che contagia anche chi peone non è. Anzi, chi è più in preda alla strizza sono proprio i seniores del partito, quelli del ‘94. Che potranno pure vantare il forzismo della prima ora, ma sono in cima alla lista degli esodati. E sono in tanti a sentirsi già dei fantasmi nel corridoio dei passi perduti. Alla fine, il turnover dentro il Pdl, o come si chiamerà, probabilmente non sarà così drastico come l'ha prospettato Berlusconi a «La Telefonata» di Belpietro. Ma di sicuro si farà e non sarà indolore. Non ci sono liste di proscrizione, né nuovi contratti di assunzione. Un criterio oggettivo nella rottamazione dei parlamentari sarà il numero di legislature accumulate. Dopo la seconda, scatta la tagliola. Questo metodo, se applicato, comporterebbe un drastico repulisti in Parlamento, a partire dai capigruppo. Berlusconi, dicono nel partito, sarebbe intenzionato a pensionare sia il presidente del senatori, Maurizio Gasparri, sia il suo omologo alla Camera, Fabrizio Cicchitto. Allo studio del fondatore del Pdl anche le posizioni dei vice: Massimo Corsaro (Montecitorio) e Gaetano Quagliariello (Senato). Il Cav punta sfoltire anche le infornate rosa delle ultime legislature che gli hanno provocato così tante grane, anche in famiglia, tenendosi solo alcune fedelissime parlamentari che in questi anni sono riuscite a conquistarsi un posto a corte. Ma vorrebbe fare piazza pulita di ogni residuo della Dc: quanto di più vetero-repubblicano per Berlusconi. Su questo versante avrebbe dato l'ok a una lista «centrista» alla quale stanno lavorando da settimane i Cristiano popolari di Mario Baccini e Giuseppe Galati, insieme al leader del Pid, Saverio Romano e alla Dca di Gianfranco Rotondi e Carlo Giovanardi. Anche Clemente Mastella, leaeder dell'Udeur-Popolari per il Sud farebbe parte dell'iniziativa. Il raggruppamento raccoglierebbe i consensi dei cattolici moderati all'internod ella coalizione a sostegno di un Cavaliere candidato. La Russa e Gasparri hanno chiamato a raccolta gli ex An stasera, alle 21, nella centralissima via delle Paste, a Roma. L'obiettivo è contarsi. Ma il vertice, che non a caso si terrà nella sede della fondazione Italia protagonista, riguarderà solo gli esponenti della corrente Destra protagonista. Iniziativa, per intenderci, che non ha nulla a che vedere con Giorgia Meloni, Gianni Alemanno, Andrea Augello, Altero Matteoli e altri ex inquilini di via della Scrofa, che non hanno tutta questa voglia di lasciare il Pdl. Ma la fuoriuscita degli ex An, inizialmente prospettata come una separazione consensuale, sta assumendo i contorni di un divorzio, Anche se si lavora a una riappacificazione delle varie anime di destra. I motivi di attrito sono vari. C'è innanzitutto il timore che Berlusconi voglia liberarsi degli ex colonnelli e sarebbe pronto ad usare proprio l'arma della composizione delle liste per ottenere lo spacchettamento del partito. C'è poi la questione delle quote: gli ex aennini, anche quelli più filoberlusconiani, sanno che al prossimo giro sarà impossibile riottenere una divisione dei pesi del 70 e 30. Tanto più se, come spiegato dall'ex premier a Belpietro, l'intenzione è di ripescare dal cilindro Forza Italia. Ma alla fine non è detto che la frattura si consumi fino in fondo. Ci sono poi gli scranni che non traballano. Quelli di chi sa di avere un posto in prima fila nel cuore del Cavaliere e, quindi, la ricandidatura assicurata. Sono circa una ventina. Il 10 per cento del gruppo del Pdl, appunto. In cima alla lista degli irrinunciabili c'è, per ovvi motivi, il segretario del Pdl, Angelino Alfano. Della squadra d'oro fanno parte Mariastella Gelimini, Paolo Bonaiuti, Anna Maria Bernini, Paolo Romani, Denis Verdini, Giuseppe Moles, Nicola Cosentino, Stefania Prestigiacomo, Michaela Biancofiore, Nunzia De Girolamo, Melania Rizzoli, Luca D'Alessandro, Annagrazia Calabria, Renato Brunetta, Maria Rosaria Rossi, Nicolò Ghedini, Licia Ronzulli, Marcello Dell'Utri, Laura Ravetto. Ma alla squadra degli irrinunciabili se ne aggiungeranno anche altri in questi giorni preparatori alla campagna elettorale. Anche e soprattutto outsider della politica. Sono quelli a cui Berlusconi tiene di più. E che sta pescando personalmente a uno a uno. In questi giorni, infatti, è impegnato in una girandola di incontri, cene, colazioni, in cui sta facendo casting. Lui li preferirebbe politicamente vergini. Meglio se già muniti di lavoro. Meglio ancora se imprenditori. A tale scopo era stata organizzata la riservatissima cena di lunedì ad Arcore, dove c'è stato un via vai di berline di grossa cilindrata e non di autoblu. Berlusconi aveva invitato al suo desco un numero selezionatissimo di imprenditori che vorrebbe candidare. Bocche cucitissime sui commensali. Nel cuore del Cav ci sono, tra gli altri, Guidalberto Guidi e il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Che però sullo spread ha espresso un parere agli antipodi dal Cav. Quindi è difficile che sarà della partita. Che Berlusconi riesca ad arruolare nuovi capitani coraggiosi o no, potrebbe essere oggi il giorno del suo predellino bis. Un predellino istituzionale: l'ex premier potrebbe prendere la parola in aula e annunciare la sua sesta discesa in campo in occasione del voto sul decreto sviluppo, sul quale il governo potrebbe mettere la fiducia.   

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