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La Casta fa affari pure con la crisi: ecco i politici che ci hanno guadagnato

Tra azioni, immobili e buoni del Tesoro, nell'anno della tempesta finanziaria i politici diventano più ricchi

Giulio Bucchi
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di Franco Bechis Pier Ferdinando Casini vende. Non che abbia diritte superlative: proprio nel bel mezzo della tempesta finanziaria sull'Italia, il leader dell'Udc ha pensato bene di sbarazzarsi dei titoli azionari più sicuri che aveva nel portafoglio, quelli tedeschi. Antonio Di Pietro compra. Che cosa? Che fantasia: ancora casa, il 3 agosto 2012 a Montenero di Bisaccia.  Emma Bonino vende un negozio. Renzo Lusetti si acquista un Suv e azioni bancarie. Il vecchio leader repubblicano Giorgio La Malfa sa che è tempo di crisi e bisogna risparmiare. Così si vende l'Alfa 147 acquistata nel 2008 e si prende in leasing una Lancia Musa. Sempre fedele alla Fiat, però. Il portavoce dell'Udc, Roberto Rao, ha scelto di acquistare 20 mila euro di Btp nel momento più rischioso (un grande affare, però, perché i rendimenti erano da record: il 10 novembre 2011). Paola Concia ha invece formalizzato nella dichiarazione patrimoniale depositata alla Camera dei deputati di essersi sposata. Questo in effetti è avvenuto con la compagna Ricarda Trautman, con cui si è sposata a Francoforte. Ma la dichiarazione «coniugata» depositata in Parlamento ha il sapore di una provocazione politica: la legge italiana infatti non riconosce i matrimoni gay, per cui la Concia è nubile come era l'anno precedente. La sua disobbedienza civile però non ha voluto affrontare grandi rischi. «Coniugata»   è scritto nella copertina della dichiarazione patrimoniale depositata alla Camera, ma non è contenuta all'interno della dichiarazione dei redditi, in cui è segnata la casella «nubile» per non incorrere nell'accusa di frode fiscale. 150 dichiarazioni - Sono alcune delle chicche che emergono dalle nuove dichiarazioni dei redditi dei parlamentari, quelle presentate nel 2012 e che sono consultabili solo per i circa 150 deputati e senatori che hanno accettato di metterle on line nel proprio spazio sul sito della Camera o del Senato. Un anticipo sul tradizionale -  e obbligatorio a termini di legge -  deposito di tutte le dichiarazioni dei redditi annuali di parlamentari e ministri tecnici. Con la chiusura anticipata della legislatura dei redditi 2012 dei parlamentari si rischia di perdere ogni traccia, e anche dovessero spuntare fuori nella prossima primavera, l'interesse sarà rivolto ai nuovi entranti. Si perderanno le tracce perfino di molti protagonisti del governo tecnico, la cui trasparenza sui redditi si è fermata agli obblighi di legge e alla loro situazione patrimoniale a fine 2010, ben prima che assumessero ruoli di governo. Conviene fare tesoro quindi di quelle 150 dichiarazioni volontarie fin qui volontariamente presentate, facendo presente che la trasparenza non è di casa nella maggiore parte del Parlamento, e che quindi solo un ristretto manipolo di deputati e senatori - non pochi leader - hanno aderito alla campagna sulla trasparenza on line lanciata dai radicali, ovviamente tutti presenti.  Le dichiarazioni reddituali e patrimoniali messe on line volontariamente fra agosto e novembre sono anche una buona cartina al tornasole di come si siano comportati con il proprio patrimonio mentre quello degli altri italiani veniva ampiamente tosato sia dalle tempeste sui mercati sia dalle manovre economiche varate alla fine del governo di Silvio Berlusconi sia durante il governo di Mario Monti. I due tosatori - è bene dirlo in anticipo, non sono nel ristretto elenco di chi ha accettato la trasparenza. Non vi figurano né Monti, né Berlusconi né i loro due ministri che hanno ampiamente pescato nelle tasche degli italiani: Giulio Tremonti e Vittorio Grilli. Portafoglio titoli - Sono pochi i politici che hanno mosso il proprio portafoglio di investimenti mobiliari. Il più famoso è certamente Casini, che nell'anno della crisi ha pensato soprattutto a fare cassa vendendo gran parte delle azioni acquistate solo un anno prima:  cedute 987 azioni Intesa San Paolo e 262 azioni Eni. Ma ceduti anche i piccoli pacchetti di azioni tedesche Baasf (53 azioni), Daimler Ag (33 azioni), Siemens Ag (37 azioni), Allianz Se (40 azioni), Sap Ag (84 azioni), Bayer Aktingasellschaft (47 azioni) e una raffica di titoli francesi: Lvmh Moet Hennessy Louis Vuitton, Schneider Electric, AXA, l'Oreal, Total, e Vinci. Casini ha messo in vendita per altro mezza Europa, cedendo titoli belgi (Anheuser-Busc InBev), spagnoli (Iberdrola) e olandesi (Unilever). Piuttosto attiva sui titoli azionari anche la moglie di un  famoso leader politico, Walter Veltroni. Lei si chiama Flavia Prisco, e nell'anno della crisi ha movimentato quasi 79 mila euro in titoli azionari esteri. Sono indicati nella dichiarazione dei redditi solo con un codice, e quindi è difficile scoprire su quali Paesi abbia puntato. Magari anche sull'Africa, tanto cara al marito. Dal modello unico si riesce solo a capire il valore complessivo di quegli investimenti finanziari esteri della signora Veltroni: 650 mila euro, che sono sempre una bella sommetta. Tanto più che lei presenta una dichiarazione dei redditi da 33.178 euro, che si somma a quella del marito di 235.063 euro. È  la classica coppia che deve stare attenta al redditometro, perché con quel patrimonio (non mancano case) e quel reddito si rischia l'accertamento automatico. I Veltroni poi debbono temere il programma economico di Nichi Vendola come pochi altri: verrebbero tosati senza pietà. C'è da scommettere che faranno il tifo per Mario Monti premier. Anche Vincenzo Vita (del Partito democratico), ex sottosegretario alle Comunicazioni, presenta un rapporto dettagliato dei propri investimenti mobiliari. Ma le cifre qui sono assai ridotte e alla fine ammontano a 59 mila euro investiti in fondi comuni, 38 mila euro in obbligazioni e 60 mila euro di premi lordi versati. Renzo Lusetti, oltre a comprarsi un suv Mercedes (Ml 320) ha ricevuto in eredità 2.900 azioni Bper e ha acquistato invece 36 mila azioni della Banca delle Marche e 5 mila azioni Tercas. Il mattone - Sono molti di più quelli che hanno seguito - chissà con quale risultato  - la scelta di investimento principe suggerita da Di Pietro: il mattone. Emma Bonino ha fatto trading nel settore: ha comprato una casa a Roma con relativa soffitta, in compenso ha venduto un negozio di sua proprietà sempre a Roma il 26 giugno scorso. In più ha ereditato una piccola quota di immobili a Torino e a Cavalermaggiore, in provincia di Cuneo.  Ha solo venduto sei porzioni di immobili il capogruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro, e due ne ha cedute a familiari. Ma non si può sapere molto di quelle transazioni perché tutti i dettagli sono stati da lei stessa cancellati con pennarello nero per questioni di privacy. Roberto Rosso, deputato che è uscito e rientrato nel Popolo della Libertà, sfoggia un bel patrimonio immobiliare nella nuova dichiarazione dei redditi: alloggio a Trino Vercellese e a Sestriere (ma in condominio), poi la comproprietà di un alloggio ad Alassio e a Trino Vercellese di una casa, di un magazzino, di un bar centrale e di un negozio di alimentari.  Hanno acquistato appartamenti anche due ex ministri come Lucio Stanca (Pdl) a Milano nel settembre scorso e Cesare Damiano (Pd) a Roma, con un mutuo Banco di Napoli. Ha ereditato a Ferrara il 50% di una casa Dario Franceschini mentre ha acquistato nel frusinate il 50% di una casa l'ex ministro Pdl Franco Frattini. A Piglio, uno dei regni immobiliari di Franco Fiorito. Evidentemente da quelle parti si fanno buoni affari.

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