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Pd, trasparenza nelle parlamentarie:nelle liste condannati, prescritti,e rinviati a giudizio, ecco i nomi

Ignazio Stagno
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Pierluigi Bersani ha detto: "Piero Grasso è un simbolo della legalità". Nulla da dire sul curriculum dell'ormai ex Procuratore nazionale Antimafia. Il Pd ha la medaglietta della legalità. Ma le cose non sono così trasparenti come appaiono. Il 29 e 30 dicembre in tutta Italia si vota per le "parlamentarie" di Pd e Sel. E a dare un'attenta occhiata alla lista dei candidati qualcosa non torna. Il Pd e Bersani non stanno facendo proprio di tutto per poratre la legalità nel nuovo parlamento. Infatti fra i candidati del Pd alle parlamentarie ci sono quei nomi che non ti aspetti e che stridono fortemente con le promesse del segretario. Tra i candidati ci sono condannati, prescritti, indagati e rinviati a giudizio. Non male per un partito che chiama Piero Grasso a fare il capolista. A Messina c'è la candidatura di Francantonio Genovese, indagato per abuso d'ufficio e al centro di una polemica per una rete familiare piazzata negli enti di formazione regionale. Qualche chilometro più a sud, ad Enna c'è la candidatura di Vladimiro Crisafulli che è sotto inchiesta per abuso d'ufficio. Se si va verso nord le cose non cambiano. All'Aquila tra i candidati spunta Giovanni Lolli, rinviato a giudizio per favoreggiamento, prescritto. A Potenza invece c'è Antonio Luongo, rinviato a giudizio per corruzione. Antonio Papania invece, candidato a Trapani, ha patteggiato la pena per abuso d'ufficio. Infine c'è anche Andrea Rigoni a Massa Carrara che si è beccato una condanna in primo grado per abuso edilizio, ora prescritta. Tutti questi nomi non sono alla prima esperienza in politica. Non sono al primo tentativo, ma sono tutti deputati uscenti, già eletti a Montecitorio nelle file del Pd. Non basta Piero Grasso per dare una lavatina ai vetri e mettersi l'arbre magique dell'antimafia e della legalità. E di sicuro le 300-500 firme da raccogliere per accedere alla candidatura alle parlamentarie non sono proprio un ostacolo per questi signori. Ombre su chi deve garantire - E i dubbi vengono anche a guardare chi "garantisce" la regolarità di queste parlamentarie. Caterina Romeo, ex segretario provinciale del Pd a Torino, ora garante per le primarie è stata condannata a un anno e quattro mesi per irregolarità elettorali. Inoltre Giancarlo Quagliotti che presiede la commissione che ha valutato le firme raccolte dai candidati, è stato condannto a sei mesi di reclusione per finanziamento illecito al partito. Il Pd forse doveva controllare meglio. E Bersani doveva vigilare di più. Prima di alzare il telefono e chiamare Piero Grasso. Altrimenti la coerenza nei fatti non c'è. E nemmeno nelle parole. 

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