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Ambrosoli punta tutto sul cognomeNon è solo, ecco i nomi di chi fa politica con la carta d'identità

Un manifesto con la foto e il cognome bene in vista. Non ci sono nemmeno i simboli. Umberto vuole sfruttare il ricordo del padre Giorgio per prendere il Pirellone. Ma i precedenti di figli, vedove, e mamme illustri sono tanti...

Ignazio Stagno
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Umberto Ambrosoli è il candidato governatore della sinistra alle regionali in Lombardia. Ora dopo aver vinto le primarie, si lancia verso il Pirellone e comincia la campagna elettorale con un manifesto che sarà in giro per tutta la regione dal 7 gennaio. Il manifesto punta tutto sulla foto e soprattutto...sul cognome. Gli uomini dello staff della campagna di Amrosoli dicono che tutto il manifesto è concentrato sul faccione dell'avvocato e sullo slogan "forte perchè libero". "La foto, il bianco e il nero, servono a sottolineare la determinazione per vincere. Illustra plasticamente la schiettezza e le qualità morali del candidato", fanno sapere i creativi di Com.unico che hanno realizzato il manifesto. Però guardandolo bene, sì la foto c'è, senza dubbio, ma la cosa più in mostra è il cognome. Lui figlio di Giorgio Ambrosoli, forse puntà più su quelle 9 lettere che sulla faccia. Inutile negarlo, se l'avvocato non avesse avuto quel cognome probabilmente non sarebbe mai stato un candidato governatore. Conta più l'anagrafe che le idee. Semplice verità elettorale. Eletti per il cognome - Il caso di Ambrosoli non è l'unico nel panorama italiano dal cognome buono per beccare voti da qualche parte. Claudio Fava, candidato di Sel con esiti catastrofici in Sicilia alle regionali è il figlio di Pippo Fava, giornalista ucciso dalla mafia a Catania nel 1984. Poi c'è anche Rita Borsellino, sorella di Paolo, candidata alla presidenze della regione siciliana contro Totò Cuffaro. Oggi la Borsellino dopo aver perso sonoramente quel turno elettorale è all'Europarlamento. Tra i figli illustri non si può dimenticare Benedetta Tobagi, figlia del giornalista Walter ucciso dal terrorismo nel 1980. La Tobagi oggi siede nel consiglio d'amministrazione della Rai. La figlia di Paolo Borsellino, Lucia invece è assessore alla Sanità nella giunta di Rosario Crocetta a palazzo D'Orleans. Sonia Alfano, la figlia di Beppe Alfano, giornalista ucciso dalla mafia nel 1993, è ora europarlamentare. Pi ci sono le vedove illustri. E' il caso di Olga Di Serio, moglie di Massimo D'Antona, il giuslavorista ucciso dalle Br nel 1999, che è deputata del Partito Democratico. Stessa sorte per Rosa Villeco, moglie di Nicola Calipari, agente del Sismi ucciso nel 2005 durante le operazioni per la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena. La Villeco è stata senatrice con i Ds e vice capogruppo Pd alla Camera. Maria Grazia Laganà, moglie del vice presidente del consiglio regionale della Calabria, Francesco Fortugno, ucciso dalla 'ndrangheta nel 2005, è stata deputata con il Pd. Infine c'è il caso di Haidi Giuliani, madre di Carlo ucciso da un carabiniere mentre era intento a lanciare un estintore su un defender delle forze dell'ordine durante il G8 di genova nel 2001. La Giuliani è stata senatrice con Rifondazione comunista. Cognomi che pesano. I partiti lo sanno e allora li chiamano in lista. Vecchio trucco quantomai attuale.  

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