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Lega, Maroni e il patto col Pdl: la base non ci sta

Dopo l'accordo con Berlusconi i militanti protestano: "Il rinnovamento è già finito?". Ma anche Tosi gongola

Giulio Bucchi
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di Matteo Pandini La nuova Lega di Maroni riabbraccia il Cavaliere e sogna Tremonti a Palazzo Chigi. È metà pomeriggio quando il segretario del Carroccio entra nella sala stampa di via Bellerio e conferma quanto annunciato da Berlusconi in mattinata, durante un'intervista radiofonica. Pdl e Carroccio di nuovo insieme, dopo la traumatica rottura per il sostegno azzurro all'esecutivo Monti. Come prevedibile, il ritorno con l'uomo di Arcore non è  una scelta indolore. Il primo a rendersene conto è proprio Maroni, che ammette «i mal di pancia» ma nega che i suoi colonnelli possano meditare chissà quali strappi. Neanche dal Veneto, perché a Venezia «governiamo insieme al Pdl». Come dire che non possono pretendere una linea che nemmeno loro hanno tenuto, quando Luca Zaia ha conquistato il trono che fu del berlusconiano Giancarlo Galan. Sarà più difficile spiegare l'accordo a quei candidati sindaci che, nell'ultima tornata elettorale, avrebbero voluto l'alleanza col centrodestra per sperare di vincere e invece hanno incassato sconfitte solitarie praticamente ovunque. Aveva fatto eccezione il veronese Flavio Tosi, che negli ultimi mesi è stato durissimo con Berlusconi. Però pure il primo cittadino scaligero si allinea a quanto deciso da Bobo: «Le motivazioni strategiche di questa nuova alleanza», spiega, «sono senz'altro più favorevoli alla Lega che al Pdl».  Leggi l'articolo integrale di Matteo Pandini su Libero in edicola oggi, martedì 8 gennaio

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