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Matteo Renzi: "I sindacati non mi fermeranno. Anche se stravinco le elezioni non avrò legittimazione"

Giulio Bucchi
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"Siamo qui per cambiare il Palazzo, non sarà un sindacato a bloccarci". Matteo Renzi lancia l'ultimo affondo a Cgil, Cisl e Uil in replica alle accuse, durissime, dei rappresentanti dei lavoratori dal palco di Pordenone, il Primo maggio. Il premier sceglie ancora una volta Aldo Cazzullo e il Corriere della Sera per dettare l'agenda e rispondere agli avversari. La parola d'ordine è No pasaran e gli avversari, anzi i nemici, sono noti: i "conservatori", "chi nella classe dirigente resiste" alla "rivoluzione" renziana. "Sono nella palude, nell'establishment, sono dovunque. Ma noi non arretriamo. Non basta cambiare il Senato o le Regioni, ma se ci riusciamo avremo l'autorevolezza morale per cambiare gli intoccabili". E intoccabili, a molti, sembrano i sindacati e le loro battaglie "di retroguardia" su lavoro e riforma della pubblica amministrazione: "Si confrontino e ci dicano le loro idee, non abbiamo nessun problema ad ascoltarli - spiega Renzi -, ma loro devono farsi un esame di coscienza, devono cambiare, non devono mettere i bastoni tra le ruote". Il giallo coperture - Quindi avanti con i tagli, alle Province, al Cnel, alle auto blu e anche alle prefetture, "che appartengono a un modello di Stato diverso da quello di oggi". La chiave è snellire il sistema Italia, perché "se riusciamo a cambiarla qui i soldi arrivano a palate". Renzi si dice tranquillo sulla questione del bonus Irpef e gli 80 euro in più in busta paga. I tecnici del Senato hanno avanzato dubbi, pesanti, sulle coperture: "Vince chi molla per ultimo - è la risposta del premier -. Pensano di trascinarmi in un pantano ma a me non interessa aver ragione, mi interessa riorganizzare lo Stato perché vedo lo spazio economico, politico e culturale per fare dell'Italia la guida d'Europa". "Nessuna legittimazione popolare" - Sarà questa la chiave della campagna elettorale appena lanciata, che lo vedrà guerreggiare con il Movimento 5 Stelle, la Lega e i partiti anti-euro. "Se vinci hai risolto il problema della legittimazione popolare, mi dicono i miei amici - ammette Renzi -, ma la legittimazione popolare non l'avrò mai, neanche se il Pd stravincesse le Europee. A questo giro è andata così - è il commento del premier sulla manovra che lo ha portato a Palazzo Chigi -, mi basta la legittimazione dei costituzionalisti prevista dalle norme vigenti". Per la legittimazione delle urne, quelle politiche, quanto si dovrà aspettare? "De Benedetti dice l'autunno prossimo, ma la mia previsione è il 2018". Chissà se allora si parlerà ancora di Piero Pelù e di quella battuta sul palco del Concertone. Per ora Renzi svicola dalla polemica: "Mi dispiace la spocchia sugli 80 euro da parte di un certo mondo artistico, imprenditoriale, salottiero. Io e Licio Gelli? Mio padre, zaccagniniano della sinistra Dc, mi ha cresciuto nel mito di Tina Anselmi...". Ecco un altro nome da inserire nel Pantheon pret-à-porter di Matteo.

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