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M5S, Beppe Grillo a Torino: "Io oltre Hitler. Processo pubblico a politici e giornalisti"

Giulio Bucchi
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In attesa della marcia su Roma, Beppe Grilllo mostra i muscoli in piazza a Torino. Biglietto da visita: "Io come Hitler? No, io sono oltre Hitler". Il comizio del leader del Movimento 5 Stelle è un campionario di urla, battute politicamente scorrette, slogan populisti e minacce. Di fatto, tutto il meglio della sua campagna elettorale. Nel mirino ci sono soprattutto Europa e Germania: "Bisogna ringraziarlo, Stalin. La guerra contro i nazisti l'ha vinta lui. Se non vinceva Stalin, Schulz era dentro al parlamento con una svastica sulla fronte. E tu dai dello stalinista a me? Vieni a offendere 10 milioni di italiani? Schulz, vedi di andare affanculo...". Il Grillo-pensiero è un misto di retorica militaresca e anti-fascista, un cortocircuito che evidentemente non stupisce i simpatizzanti 5 Stelle. "Se non ci fosse il M5S - è il leitmotiv - adesso ci sarebbero i nazisti. Il nostro populismo è la più alta espressione della politica". E l'avvertimento all'Unione europea in vista del voto del 25 maggio, dove grillini ed euro-scettici rischiano di fare il botto, è chiaro: "Non tratteremo mai sul fiscal compact, non lo discuteremo neanche. Se la Ue è una comunità allora occorre mettere insieme il debito e spalmarlo su tutti". Detto da chi, nel suo programma, ha tra i punti principali anche l'annullamento dei pagamenti del debito italiano, è un'altra contraddizione notevole. Grillo: "Io oltre Hitler": guarda il video su LiberoTv   Contro Renzi, Berlusconi e Napolitano - Gli obiettivi interni del comico-guru sono scontati. C'è il premier Matteo Renzi, e Grillo lo sfotte: "Noi non faremo come l'ebetino che è andato a dare due linguate alla culona tedesca". Si attendono le reazioni sdegnate dei radical-chic anti-Cav che da qualche mese si sono avvicinati al Movimento 5 Stelle. E per Berlusconi, che aveva ironizzato sostenendo che in Europa stanno allargando le toilette per l'arrivo dei grillini, arriva un nuovo soprannome: "Non è più lo psiconano, ma Tinto Brass: Vediamo chi metteranno nel cesso, Tinto...". Si chiude con Giorgio Napolitano e i suoi richiami all'unità nazionale: "Io non mi stupisco quando allo stadio fischiano l'inno di Mameli. Fratelli d'Italia, dice. Ma fratelli di chi? Dei piduisti, dei massoni, della camorra? Chiediamoci perché si fischia un inno. Io invece inorridisco quando il presidente della Repubblica riceve al Quirinale un condannato in via definitiva". Le minacce e la gogna - Il clima che si respira sul palco torinese è pesante e l'invito al linciaggio dei politici è sempre nell'aria. "Quando vinceremo faremo un'indagine per vedere come hanno usato i nostri soldi - arringa Grillo -, poi faremo un processo pubblico, sulla rete, non violento e voteremo caso per caso quei politici, quei giornalisti e quegli imprenditori che hanno disintegrato queste tre categorie, quindi emetteremo un verdetto virtuale". Dalla parte dei rivoluzionari grillini, spiega un sempre più esaltato Beppe, ci sono già le forze dell'ordine: "La Digos è tutta con noi, la Dia è tutta con noi, i carabinieri pure. Noi facciamo un appello, non date più la scorta a questa gente, non ce la fanno più a scortare quella gente al supermercato o al festival. Loro sono noi". Forse anche per questo, azzarda, i sondaggi non dicono la verità: "Vinceremo con il 100%, non ce la faranno. Io non sono candidato, non sono il loro avversario sono un pregiudicato e li riconosco prima, il loro avversario è l'onestà di chi fa buona politica".

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