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Il piano di Renzi per la giustizia: processi in un anno e i giudici devono pagare

Nicoletta Orlandi Posti
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Altro che riforma della giustizia. Quello annunciato ieri dal premier a Palazzo Chigi è il patto di ferro che lui ha siglato con i magistrati. Un fumoso dodecalogo di buone intenzioni sulla revisione del sistema giudiziario, la certezza granitica che il governo non toccherà mai le toghe e un avvertimento mafioso ai direttori dei giornali, perché siano loro e non le procure a darsi una regolata sulla privacy da tutelare nelle intercettazioni. Ecco il pacchetto giustizia targato Matteo Renzi. «Linee guida sulla riforma della giustizia». Mai progetto di governo fu più fumoso di quello approdato ieri sul tavolo del Consiglio dei ministri. Sono 12 le linee guida. Tra queste: riduzione dei tempi e dimezzamento dell'arretrato nella giustizia civile, riforma del Csm, falso in bilancio e autoriciclaggio contro la criminalità economica, accelerazione del processo penale e riforma della prescrizione, revisione delle intercettazioni bilanciando diritto all'informazione e tutela della privacy. «Dopo vent'anni di liti senza discussione, la scommessa è discuterne per due mesi senza ideologie»: è l'ennesima “annunciazione” di Renzi. Perché per il momento trattasi solo di linee guida. Che dovranno essere vagliate e discusse dal 1 luglio al 31 agosto su [email protected]. Per fare la vera riforma della giustizia, Renzi chiede il contributo di tutti: «Cittadini e operatori che nei prossimi due mesi potranno dialogare e dare suggerimenti attraverso la stessa mail della riforma della P.A.». Le buone intenzioni non mancano. «Da mezzanotte parte la riforma del processo civile telematico», ha promesso il premier, che dice «basta alle carriere in magistratura in base alle correnti». Ma non è una vera rivoluzione del sistema giudiziario, come vorrebbe far credere il premier, che si è ben guardato dallo sfidare i magistrati. Uno dei temi più caldi, le intercettazioni, infatti, è stato toccato con le pinze da Renzi, che sa bene quanto siano suscettibili le toghe sull'argomento. Guardacaso, questa «è l'unica questione su cui non abbiamo pronta una norma», ha tenuto a precisare il premier, che ha subito messo le mani avanti: «Nessuno vuole bloccare le intercettazioni dei magistrati». Anzi, ha voluto rassicurare la categoria: «Per noi un magistrato deve essere libero di intercettare». Ha lasciato comuque intendere che il governo interverrà per tutelare la privacy. Ma contro i giornalisti. «Dov'è il limite alla pubblicazione delle intercettazioni? Ci sono vicende che attengono alla privacy che possono essere slegate dalle indagini», è la cautissima apertura del premier. Per Renzi, se uno stop ci dev'essere non è all'abuso delle intercettazioni, ma alla loro divulgazione. Quindi non è sulle procure che interviene, ma sui giornali. «Faccio appello ai direttori di quotidiani: aiutateci a capire cosa dobbiamo fare: qual è il limite delle pubblicazioni?». Sul sistema giudiziario, l'obiettivo di Renzi è «il processo civile in un anno per il primo grado». Quanto al sistema disciplinare per i magistrati, la posizione del governo è: «Chi giudica non nomina, se il magistrato sbaglia è giusto che abbia una responsabilità civile diretta sul modello europeo», ha detto Renzi. Ma chissà se vedrà mai la luce questa riforma. Sui tempi, si seguirà la stessa via utilizzata per quella sulla pubblica amministrazione. Prima le linee guida e la loro discussione. Poi le misure, decreti o disegni di legge, gli interventi legislativi, i singoli articolati. Insomma, la prima bozza della riforma si vedrà solo dopo l'estate. di Barbara Romano

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