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Jobs Act, oggi la fiducia al Senato. Palazzo Chigi: "Si voterà anche sull'articolo 18"

Gian Marco Crevatin
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Oggi il Senato blinderà l'emendamento del governo al Jobs act con un voto di fiducia. In un primo momento era stato dato per certo che non si sarebbe votato sull'articolo 18, rinviato ai decreti attuativi, poi Palazzo Chigi ha inviato una nota di chiarimento: "Il voto di oggi sulla fiducia al Jobs Act riguarda evidentemente l'articolo 18. La delega, attribuisce al governo il dovere di superare l'attuale sistema e il presidente del Consiglio ha indicato con chiarezza la direzione". Il premier Matteo Renzi resta in attesa della risposta a Palazzo Madama della minoranza del Pd, che comunque aveva minacciato conseguenze politiche nel caso in cui fosse stata posta la fiducia. Infine i bersaniani, che alla vigilia del voto di fiducia sul maxi-emendamento e dopo giorni di minacce piuttosto esplicite al premier, avevano annunciato una linea di fedeltà alla causa del partito, "Sulla riforma del lavoro - aveva promesso ieri, 7 ottobre, l'ex segretario Pierluigi Bersani - si rischia di perdere una grande occasione ma raccomando responsabilità e lealtà nel dissenso, anche di fronte a una forzatura come il voto di fiducia. La fiducia non può essere in discussione". Reggerà? Blindato - Quando i decreti attuativi passeranno in Parlamento lo faranno perciò solo per un parere non vincolante (in questo senso va letto il voto di oggi, blindato dal presidente del Consiglio) e il governo avrà gioco più facile rispetto al difficile compromesso che deve superare adesso. A quel punto - almeno questo sarebbe il piano - il governo procederà a una tipizzazione più stretta dei licenziamenti ingiustificati e lascerà aperta la possibilità per l'azienda di scegliere comunque l'indennizzo. Il pacchetto - La questione sarà perciò confinata ad un semplice discorso che Giuliano Poletti, ministro del Lavoro, farà in Aula: dichiarazioni spontanee e nessuna votazione a seguire. Come peraltro indicato nel documento votato nella direzione Pd, Poletti si impegnerà a mantenere il reintegro nel posto di lavoro per i licenziamenti disciplinari, quelli addebitati al comportamento del dipendente, che dovessero essere giudicati ingiustificati dalla magistratura.  Altre novità - Nell'emendamento ci sono pure due passi verso la minoranza Pd: uno sul demansionamento, la possibilità di assegnare al lavoratore mansioni inferiori a quelle della categoria di appartenenza, mentre un secondo passo è sui voucher (buoni lavoro utilizzati per le prestazioni occasionali, con un tetto massimo al loro utilizzo e che sarà in ogni caso definito anch'esso dalle norme attuative). Nell'emendamento non ci saranno invece le norme su rappresentanza, sulla contrattazione aziendale e sul salario minimo, quello che peraltro Matteo Renzi aveva discusso appena ieri mattina, 7 ottobre, nel corso dell'incontro con i sindacati. L'obiettivo è quello, chiaramente, di impedire scioperi e referendum.  

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