Direzione Pd, la minoranza dice no al nuovo patto tra Renzi e Berlusconi
Nemmeno il tempo di congedare Silvio Berlusconi e Matteo Renzi deve affrontare la direzione Pd. La minoranza dem ha annunciato battaglia disertando l'incontro per protesta. Capofila della linea dura è Pippo Civati che partecipa alla direzione ma si astiene dal voto sull'Italicum e il Job Act. Insomma giorno dopo giorno il premier continua a perdere l'appoggio dell'ala rossa del partito che vuole far saltare il patto del Nazareno. La direzione, cominciata intorno alle 21, si infiamma subito con il primo no alla nuova bozza dell'Italicum varata da Silvio e Matteo durante l'ultimo incontro. La vendetta - La minoranza Pd "ribadisce netta contrarietà al modello elettorale proposto" nell'incontro Renzi-Berlusconi, "per quanto riguarda l'aspetto dei cento capilista bloccati. Non si può sottrarre ai cittadini la scelta dei parlamentari che la Consulta gli ha restituito". Lo dice Alfredo D'Attorre, al termine della riunione alla Camera che aggiunge: "Non si può utilizzare la Direzione per ratificare il patto del Nazareno. Casomai la Direzione bisognava farla prima. Non si può utilizzare una direzione notturna per un voto del genere". Insomma tra i dem è guerra aperta. Da un lato c'è Renzi che prova a tenere in piedi il patto del Nazareno, dall'altro c'è la minoranza che vuole sabotarlo. Renzi deve portare a termine le riforme combattendo di fatto contro il suo partito. E a giudicare dai toni usati dalla minoranza che "boccia anche i 100 capilista bloccati decisi dal premier con Berlusconi", l'ipotesi di una scissione non è da scartare. Renzi comunque tira dritto: "È una legge elettorale che garantisce tutti gli obiettivi che ci eravamo dati. Non credo di aver bisogno di un mandato esplicito della direzione sulle modifiche alla proposta di riforma della legge elettorale", ha affermato il premier chiudendo i lavori della direzione.