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Il sondaggio sulle scissioni: il Pd cola a picco, Forza Italia stabile

Matteo Legnani
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C'è la fronda interna al Pd e c'è quella in Forza Italia. Quelli che sono ancora (non contando i 5 Stelle) i due maggiori partiti del Paese si trovano alle prese con divisioni interne mai così profonde, tali da poter provocare scissioni importanti (e non semplici uscite come è stata quella di Angelino Alfano). Secondo i sondaggisti, tuttavia, l'effetto di una divisione sarebbe diverso nel partito di Matteo Renzi e in quello di Silvio Berlusconi. Per Antonio Noto, direttore di Ipr Marketing,"il Pd è oggi intorno al 39%. Se si dovesse verificare la scissione, si creerebbero un Partito della nazione e un Partito della sinistra. Quest'ultimo comprenderebbe gli elettori usciti dal Pd più quelli di Sel e avrebbe il 9% dei consensi, mentre il Partito della nazione con dentro Alfano, Casini e Scelta civica varrebbe il 35%. Tirando due somme, il Partito della  nazione varrebbe meno del Pd di oggi. Con l'Italicum, però, avrebbe più potere per governare perché liquiderebbe l'opposizione interna". Quanto a Forza Italia, Noto rimarca: "È un partito ancorato a  Berlusconi. Potrebbe chiamarsi Forza Berlusconi e avrebbe lo stesso consenso perché la  fibrillazione è tutta nei  parlamentari, ma non nell'elettorato. Il partito azzurro oggi vale 13-14%, ed è una percentuale tutta di Berlusconi. Se va via Fitto, non cala". Poiché la coalizione di centrodestra (Alfano escluso), oggi secondo i maggiori istituti demoscopici arriverebbe al 30-32%, con un Partito della nazione intorno al 35% e per forza di cose senza il "contributo" stimato intorno al 9% della sinistra, alle urne il verdetto sarebbe tutto ancora da scrivere. 

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