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Scuola, Fassina in piazza contro la riforma Giannini: "Lascio il Pd. Torno al mio lavoro"

Nicoletta Orlandi Posti
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E' deluso Stefano Fassina. Del suo partito e della politica. Tanto da pensare seriamente di dire basta a tutto. Ospite di Agorà su Rai Tre, l'esponente della sinistra Dem, con lo sguardo amareggiato dichiara: "Questo non è il Pd per il quale abbiamo lavorato in questi anni, però potremmo riuscire a cambiarlo. Oggi però se dovessi rispondere a chi mi chiede se alle prossime elezioni mi ricandiderò con il Pd risponderei no". Del resto, puntualizza, "si può fare politica in tanti modi, non bisogna stare in Parlamento. Potrei tornare a fare il mio lavoro". In piazza - La distanza con il Pd di Matteo Renzi è evidente. "Andrò alla manifestazione sulla scuola", annuncia il dem ad Agorà. "Vado ad ascoltare", precisa. "Credo ci siano domande da raccogliere". Poi un nuovo affondo al premier segretario "Il modello di democrazia che Renzi ha imposto attraverso legge elettorale e revisione del Senato è lo stesso che si introduce nella scuola: dove c'è un capo, ossia il dirigente scolastico, che marginalizza gli insegnanti e trasforma la scuola in qualcosa che non può funzionare. E poi c'è il drammatico problema di decine e decine di migliaia di insegnanti precari abilitati che vengono sbattuti fuori, e questo è inaccettabile". Alla domanda se questa riforma è peggiore di quella Gelmini, Fassina risponde: "Peggio è difficile, ma da un governo presieduto dal segretario del Pd mi aspetto una riforma molto positiva e questa, purtroppo, oggi non lo è. La commissione Cultura della Camera sta facendo un ottimo lavoro di riscrittura profonda, ma senza una grande mobilitazione non riusciamo a convincere il governo che vanno fatti cambiamenti radicali di impostazione. È l'impianto che va rivisto, perché la scuola è una comunità, dove devono essere protagonisti tutti i soggetti".

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