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Papponi, altri venti mangioni del vitalizio... e c'è anche Romano Prodi

Giovanni Ruggiero
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Dal 2008 Romano Prodi è in pensione anche da parlamentare. Bisogna scrivere “anche”, perché il professore a quella data aveva già due pensioni. Una da dirigente d'azienda pubblico (Inpdap) un pizzico superiore ai 4 mila euro al mese. E un'altra - al compimento dei 65 anni (quindi dall'agosto 2004)- da ex presidente di Commissione europea. Questo assegno si calcola secondo il regolamento sulla base del 4,5 per cento dello stipendio lordo annuale moltiplicato per il numero di anni di presidenza della commissione (5). Vale dunque il 22,5% dello stipendio che prendeva allora Prodi: poco meno di 280 mila euro, quindi questa sua seconda pensione oscilla intorno ai 5 mila euro mensili. La terza è appunto il vitalizio da parlamentare, che Prodi percepisce da sette anni, da quando cioè è uscito non per sua volontà da palazzo Chigi al suo secondo tentativo. In tutto il professore ha fatto due legislature: una intera (1996-2001), e dieci anni dopo solo un mozzicone (2006-2008). Per portare un po' su l'importo del vitalizio l'ex premier e fondatore dell'Ulivo ha versato una integrazione di contributi. Così fra l'una e l'altra esperienza parlamentare ha messo da parte per la sua terza pensione 120 mila euro e rotti. Grazie a cui da 7 anni prende un vitalizio mensile da 2.864,94 euro. Il tempo della terza pensione è breve, ma con quell'assegno l'uomo che fu- e resta ancora- il solo leader della sinistra italiana in grado di vincere le elezioni politiche, ha incassato già 240 mila euro. E cioè il doppio di quanto ha versato, tanto è che a suo favore c'è uno spread contributivo di pochi centesimi inferiore ai 120 mila euro. Sembrano spiccioli, ma il caso Prodi è forse più ancora di tanti altri il simbolo di quella stortura e prepotenza sociale che è il vitalizio. Se in soli 3 anni e mezzo un pensionato si riprende tutti i contributi versati nella sua carriera lavorativa, c'è evidentemente qualcosa di profondamente ingiusto nel sistema. Figurarsi quando si moltiplicano gli anni in cui quell'assegno corre. Perché anche se si sono passati decenni in parlamento, versando ogni mese quei contributi, se l'età del vitalizio è già passata da un po', qualsiasi politico incassa ha già incassato una montagna di soldi assolutamente sproporzionata con i suoi versamenti. E guardate che nella tabelle che in questi giorni pubblichiamo su Libero (anche quella di oggi) i contributi versati sono sempre attualizzati al valore 2015, dopo avere calcolato la media ponderata dei versamenti. Quello spread dunque è attuale, attualissimo. Basti vedere quel che accade a un ex ministro del Pd come Franco Bassanini che in parlamento è restato per lustri, con una carriera contributiva da gran lavoratore. Lui in effetti ha versato 422 mila euro di contributi, ed è una delle somme più alte della storia parlamentare. Però prende un assegno vitalizio mensile altino: 6.176,83 euro, e da un bel po' di anni. Così ha già incassato 244 mila euro più di quanto versato, e la somma gonfierà ancora nei prossimi anni. Ci sono spread clamorosi come quello che fa registrare l'ex segretario del Psdi Pietro Longo, fuori dal parlamento dal lontano 1987, e pure finito nei guai con la giustizia. Il suo nome è uno di quelli che appare nella lista dei possibili depennati dal vitalizio, per la decisione presa ora dalle Camere nei confronti dei parlamentari condannati. Ma al momento ha già quasi incassato un milione più dei contributi versati. Somma praticamente identica allo spread milionario che si sono messi in tasca due vecchi del partito comunista come Gian Mario Albani (sinistra indipendente) e il partigiano ribelle Otello Montanari. Vicino al milione di guadagno anche Piero Bassetti, imprenditore dell'omonima azienda tessile, ex parlamentare dc e primo presidente della Regione Lombardia: incassa da decenni anche quel secondo vitalizio. La differenza fra contributi pagati e vitalizi incassati rasenta il milione di euro anche a favore delle tasche di Antonio Rastrelli, ex parlamentare campano di An. Anche lui prende un secondo vitalizio, visto che è stato anche presidente della Regione Campania. Come lui il Pd Antonio Bassolino, altro bigamo del vitalizio: ne prende uno da ex presidente di Regione e uno da ex parlamentare, con cui ha già guadagnato quasi mezzo milione di euro, avendo versato il 20% circa di contributi rispetto agli assegni già incassati. C'è una terza autorità campana nella tabella di oggi: è Rosa Russo Jervolino, ex parlamentare ed ex sindaco di Napoli. Prende un vitalizio da 5403 euro al mese e ci ha già guadagnato rispetto ai contributi versati 545 mila euro. Meglio di lei ha fatto l'ex leader socialista Claudio Martelli: prende un mensile un pizzico inferiore (4684,19 euro), ma ha già guadagnato sui contributi ben 713 mila euro. Franco Bechis @FrancoBechis

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