Giorgia Meloni: "Uniti battiamo Matteo Renzi, Silvio Berlusconi avrà un ruolo"
La politica non rispetta le leggi dell'aritmetica: «Non conta che ci siano tanti partiti, ma che il progetto sia chiaro». Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, vede - come tutti - che il centrodestra «ce la può fare». Onorevole Meloni, cominciamo dai risultati: il Pd alle Regionali è crollato, la destra va forte. «Fratelli d'Italia è l'unico partito che, oltre alla Lega, cresce, sia in termini percentuali che di voti assoluti. Siamo al 4,2% a livello nazionale, con picchi del 6,5 nelle Marche... Sono stati eletti consiglieri Fdi dove non c'erano, nonostante l'oscuramento dei media e i pochi soldi che potevamo permetterci di spendere: 20mila euro». Quando avete fondato Fdi qualcuno pensava che non sareste durati. «E invece siamo ben oltre il 3% previsto dall'Italicum, cresciamo. Anzi, lancio un appello a tutto il mondo della destra, a quelli che sono rimasti a guardare per vedere se ce l'avremmo fatta, ma anche a quelli che hanno smesso di fare politica: affacciatevi al movimento». A proposito di risultati e di Italicum, Claudio Borghi sostiene che alle Politiche la Lega e Fdi alleati potrebbero arrivare al ballottaggio. «Il “fronte anti-Renzi” con la Lega sperimentato in Toscana e nelle Marche ha portato bene: abbiamo fatto il 20% e siamo arrivati sopra il resto del centrodestra, contendendo il secondo posto al M5s. È un buon punto di partenza». Il voto insegna che dove il centrodestra è unito vince o quasi, dove va diviso no. «Certo. Ma è altrettanto vero che non necessariamente la somma fa il totale. Non conta essere in tanti, ma che il progetto sia credibile e coerente: è quello che porta a percentuali alte. Allo stesso tempo, però, gli elettori vogliono vincere e dove il centrodestra è andato diviso siamo stati tutti penalizzati. I pugliesi non sono interessati alla lite tra Fitto e il Cavaliere e oggi si ritrovano un governo in continuità con Vendola....cosa che invece non è accaduta in Liguria». Per essere uniti, serve che tutti siano d'accordo. «La cifra di Fdi è sempre stata quella di anteporre agli interessi del partito la possibilità di costruire una alternativa competitiva al premier e al suo governo illegittimo». Quindi siete disponibili a costruire una coalizione ampia come in Liguria e in Umbria? «La coalizione deve essere il più possibile credibile, poi, in seconda istanza, ampia». Come si rimette insieme la coalizione? Su quali basi e con quali strumenti? «Bisogna, innanzitutto, che ci sia il coraggio di essere alternativa a Renzi fino in fondo: niente accordi, niente inguacchi, nessuna concessione in cambio di uno strapuntino. Poi il centrodestra va ricostituito sulle idee: immigrazione e sicurezza, tasse, rapporto con l'Europa, famiglia e lotta ai privilegi. Su queste questioni la pensiamo allo stesso modo?». Si direbbe che ci siete, o quasi. Ma il metodo? «Io continuo a preferire le primarie. Non servono per decidere i leader, ma i modelli di centrodestra che ciascuno ha in mente». C'è un problema: Silvio Berlusconi è contrario. «Se ci sono altre proposte, si facciano. Quello che non tollereremmo è che si dica “ci chiudiamo dentro una stanza e decidiamo”. Berlusconi può giocare un ruolo». E quale ruolo può giocare Berlusconi? «Quello di colui che federa e cuce. È la persona più indicata e mi affido alla sua intelligenza: non ha senso che continui a tenere il centrodestra in ostaggio». Salvini rivendica di avere conquistato la leadership del centrodestra sul campo. Sarà lui il candidato premier? «Salvini ha fatto un ottimo lavoro, è stato indiscutibilmente il leader più suffragato. Non avrà problemi a vincere le primarie del centrodestra». Per ricostruire serve tempo. Non teme che Renzi chieda le elezioni anticipate? «Il rischio c'è, ma non mi spaventa, anzi. È evidente che la luna di miele con gli elettori è finita e pure male. Se fosse intellettualmente onesto, visto che si riteneva legittimato dal voto delle Europee e che quei numeri sono evaporati, Renzi dovrebbe dimettersi». intervista di Paolo Emilio Russo