Triplo stop di Salvini al Cav: chi sono i candidati bocciati
Matteo Salvini gela Silvio Berlusconi, dicendo che le ipotesi di candidati per le amministrative lanciate da Arcore (Stefano Parisi a Milano, Vittorio Sgarbi a Bologna e Guido Bertolaso a Roma) «non sono quelle della Lega». Un po' sarà pretattica, un po' sarà il desiderio di non farsi dettare la rosa da Forza Italia, ma di certo in via Bellerio sono un filo irritati per la gestione targata Cavaliere. Secondo i leghisti, Berlusconi ha bruciato un bel po' di nomi per il capoluogo lombardo, dallo stesso Giuseppe Sala - che ora s' è schierato col Pd - fino a Paolo Del Debbio che non ha voluto mollare Mediaset per scalare Palazzo Marino. E anche Parisi, per dire, non ha pubblicamente accettato la candidatura: l' unico a rendersi disponibile ufficialmente - il direttore del Giornale Alessandro Sallusti - è poi stato messo nel freezer dallo stesso Cavaliere. Per Roma la faccenda è ugualmente intricata: il leader di Forza Italia insiste per il suo pallino Bertolaso, che però proprio in primavera è atteso in tribunale per alcune grane che si trascina dai tempi della Protezione civile. Affrontare le urne con una simile scocciatura (nella città travolta da Mafia Capitale!) non appassiona né Salvini né Giorgia Meloni. La quale sta scaldando i motori per spendersi in prima persona, anche se in seno al centrodestra è partito un piano B per individuare un altro profilo, che potrebbe definirsi a breve. Aria frizzante pure a Bologna. La possibilità di una candidatura di Sgarbi ha squassato la politica cittadina. «Temo che il mio sfidante non sarà lui» risponde ironico il sindaco uscente Virginio Merola del Pd. E ancora. Il democratico Claudio Mazzanti sfotte il critico perché «la città merita di meglio», il grillino Massimo Bugani osserva che «la politica va presa seriamente e lui non l' ha mai fatto» e dopo la frenata salviniana è l' interessato a ruggire. «Ho già detto di no a Berlusconi, quelli che mi criticano sono dei nani» ha tuonato Sgarbi a Radio Città del Capo. «Bologna non merita di essere amministrata da simili nullità». È in questo clima di scontro e incertezza che ieri, per pranzo, Salvini e la Meloni si sono attovagliati nella casa milanese di Daniela Santanchè. Ospite d' eccezione, Marine Le Pen. È successo dopo che giovedì sera la leader del Front National - insieme al capo leghista e agli altri dirigenti eurocritici che hanno partecipato a un convegno lumbard - ha cenato al ristorante meneghino Orti di Leonardo. Musica francese in sottofondo, risotto e brasato come piatti forti, i big raccolti nel tavolo centrale e circondato da quelli dei rispettivi staff. Nessun discorso sui massimi sistemi, spazio a brindisi e ringraziamenti reciproci. Un copione simile è andato in scena ieri, nella dimora della parlamentare azzurra e che in passato ha ospitato altri commensali prestigiosi a partire dal Cavaliere. Alcune linguacce assicurano che proprio la Santanchè sarebbe felice di scendere in campo per Milano, e l' ipotesi non dispiacerebbe al Cavaliere. Fatto sta che a casa della Pitonessa, la Le Pen ha intrattenuto il pubblico parlando di Europa, strapotere tedesco e islam. E i candidati? «Ci penseremo da settimana prossima» dicono dal centrodestra, mentre la Meloni pubblica una foto insieme alla Le Pen: «Renzi va dalla Merkel, io sto con lei». di Matteo Pandini