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Giovanni Toti: "Riprendiamoci il mare che Renzi ha ceduto ai francesi"

Matteo Legnani
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«Mettiamola così. Voglio almeno pensare che non ci sia stato dolo ma solo colpa, sebbene grave. Sta di fatto che siamo davanti all' ennesimo guaio combinato da un governo pasticcione». Giovanni Toti è infuriato, e ne ha ben donde: l' accordo firmato in gran segreto dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni con cui l' Italia cede alla Francia alcune zone di mare assai pescose, per la Liguria di cui è presidente è un colpo durissimo: «Anche perché stiamo parlando di un' area di pesca pregiata ricca di una nostra specialità come i gamberi di Sanremo». Che adesso però rischiano di diventare i gamberi di Nizza... «Più che altro mi preoccupa il destino dei tanti nostri pescherecci che letteralmente campano di questo tipo di attività». Sacrificati sull' altare del buon vicinato coi francesi. «E la cosa inspiegabile è proprio questa». Cioè? «Cioè che è noto che i francesi in quei tratti non hanno mai pescato». E allora perché darglieli? «Bella domanda. Apparentemente non esiste nessun motivo per fare un' operazione del genere». Ne esistono semmai per provare a metterci una pezza. «E speriamo nel Parlamento, che ancora deve ratificare l' accordo». Ci salverà il blocco trasversale dei parlamentari liguri? «Alcuni dei parlamentari espressi dalla nostra regione si sono già fatti sentire con voce più o meno alta. Certo, se facessero qualcosa anche i compagni di partito del ministro degli Esteri non sarebbe una cattiva idea». In effetti la situazione del Pd ligure non è invidiabile... «Niente di nuovo. Non è la prima volta che gli esponenti liguri del Pd sono costretti in una situazione del genere. Vivono in un imbarazzo costante derivante dal dover avallare e giustificare le scelte che il governo fa a Roma e che penalizzano invariabilmente il livello locale». Cosa ha intenzione di fare la Liguria per sensibilizzare su questa specie di scippo marittimo? «Sicuramente porteremo il caso in ogni sede disponibile, dalla Conferenza delle regioni di cui siamo vicepresidenti ai momenti di confronto col governo. Senza dimenticare una cosa». Quale? «Che al Quirinale c' è un presidente come Sergio Mattarella che ha dimostrato di essere molto attento e che difficilmente potrebbe accettare che un accordo di tale portata non passi per il Parlamento». Restando in tema di mare, l' altra sera è salito sul palco di Sanremo col fiocco giallo per i marò. Un altro tema su cui il governo non pare reattivissimo. «Non riescono a salvare i gamberoni nel mare della Liguria, figurarsi che riescono a fare coi marò nel mare dell' India». Punto interessante. Resta il fatto che per dare visibilità al tema ci si è dovuto mettere un governatore di Regione. «E sono contentissimo di averlo fatto e di avere colto l' occasione del ritorno della partnership istituzionale della Regione al Festival per lanciare un messaggio di vicinanza ai nostri militari». E magari anche per rompere la monotonia della sfilata dei nastrini arcobaleno... «Anche. Per questo motivo sono stato molto felice di poter premiare un giovane vincitore facendogli dono anche di una coccarda gialla. Massimo rispetto per mobilitazione in favore dei diritti civili, ma c' è un mondo oltre il ddl Cirinnà». Un mondo che tra qualche mese andrà a votare per una tornata di amministrative che si preannuncia sempre di più come un banco di prova per il governo. «Governo che fino ad ora ha funzionato male. L' economia continua ad avere grossi problemi, ma invece di concentrarsi su quello si preferisce impiegare tempo ed energia su altri ambiti sicuramente non così prioritari». Di buono per il centrodestra c' è che intanto sono venuti fuori i candidati sindaci. «Sicuramente. Il centrodestra che da tante parti si dipingeva come in affanno è invece riuscito a dare la zampata e a tirare fuori una rosa di ottime candidature». Soprattutto, candidature unitarie. È una prospettiva di sviluppo per l' embrione di alleanza a livello nazionale? «È certamente un fatto positivo che lo schema fondato sull' alleanza tra Forza Italia, Fratelli d' Italia e Lega sia riuscita ad esprimere un candidato unitario in tutte le principali città che vanno al voto. Questo schema di partenza non potrà che facilitare le cose in vista di convergenze future sul piano nazionale». Ora resta da solo da vincere le elezioni. «I nostri candidati hanno le carte in regola. Penso soprattutto a Milano e Roma: Stefano Parisi incarna l' espressione migliore di Milano e ha dalla sua i successi costruiti nell' era Albertini; a Roma c' è una figura del calibro di Guido Bertolaso, che io ritengo sia l' unico in grado di fare uscire la Capitale da quella situazione di emergenza continua nella quale vive da troppi anni». La concorrenza però sarà agguerrita, col Pd a caccia di riconferme ed i Cinque stelle coi sondaggi in poppa. Ai ballottaggi preferireste arrivarci contro gli uomini del premier o contro quelli di Grillo? «Sono indifferente. Per noi l' importante è vincere». Però al ballottaggio contro qualcuno dovrete pure andarci... «Sono bipolarista convinto ed ho cultura di governo. Per questo preferirei comunque sfidare - e ovviamente battere - i candidati del Partito democratico. Nell' attesa che passi questa onda di antipolitica e che il Movimento cinque stelle si sgonfi sotto il peso dei disastri che sta combinando ovunque abbia vinto». di Marco Gorra

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