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M5S, Messora: "Fiducia a un governo di grandi personalità? Forse"

Il Bersanillo

"Byoblu" e Martinelli, i due "depositari" del pensiero grillino che hanno commissariato Crimi e Lombardi, ora aprono a un esecutivo di "grandi personalità"

Andrea Tempestini
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Prove tecniche di "inciucino" tra il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico. La svolta la imprimono i due "censori", i "badanti" dei cittadini, il duopolio del pensiero cinquestellato, la coppia che di fatto ha commissariato i capigruppo di Camera e Senato, Roberta Lombardi e Vito Crimi. Già. Ora la linea la dettano Claudio Byoblu Messora e Daniele Martinelli. Da quando sono stati nominati da Gianroberto Casaleggio come "consulenti" della comunicazione per il M5S, Crimi e Lombardi non parlano più. Mentre loro lo fanno eccome. E se escludono, come è sempre stato, di votare una fiducia a un governo guidato da Pier Luigi Bersani, sembrano cambiare idea su un eventuale esecutivo guidato da una personalità "terza". Se fino a ieri i Cinque Stelle affermavano che non avrebbero accordato la fiducia nemmeno a un governo "terzo" poiché comunque "espressione della politica dei partiti", ora le carte in tavola paiono essere cambiate. La svolta - Messora e Martinelli premettono e ricordano che il capo politico del Movimento è sempre Beppe Grillo, e forse "imbeccati" proprio dal grande capo, però, ora non escludono "un esecutivo differente". Queste le parole di Messora: "Bersani è stato bravo, ha fatto una mossa astuta con Boldrini e Grasso, ma il movimento non darà mai la fiducia a un governo guidato da lui. Nemmeno se adotta il nostro programma, perché a quel punto il governo lo facciamo noi, e nemmeno se cammina di notte sui ceci". A La Zanzara di Radio 24, Messora, incalzato su un governo di "grandi personalità" (tipo quello proposto da Michele Santoro, per intendersi), invece risponde: "La fiducia? Vedremo. Lo decideranno deputati e senatori. Ma la fiducia una volta che la dai è un casino, perché poi toglierla è complicato". Una posizione che nella sostanza è stata confermata all'Huffington Post anche da Martinelli: "Valuteremo se appoggiare un governo con personalità fuori dai partiti. Mi riferisco, per fare un esempio, all'ipotesi di un Dario Fo al Quirinale". Basta "calci in culo"? - Bersani, da par suo, tira dritto e vuole prima di tutto provare a giocarsi la carta di un governo con lui come premier. Ma il segretario è conscio del fatto che le possibilità di riuscita dell'operazione sono infinitesimali, nonostante le nomine di Boldrini e Grasso a Camera e Senato e quelle di Zanda e Speranza come capigruppo. Così, in parallelo, il segretario continua a strizzare l'occhio a Grillo ribadendo che "la proposta politica del Pd resta quella votata in direzione". La proposta con gli "otto punti grillini", insomma. Una proposta da realizzare, come extrema (ma probabile) ratio, proprio con un "governo di grandi personalità".  Insomma, con un governo targato Pd, ma senza Bersani: per il segretario, il rischio - molto concreto - è che al termine del suo tentativo un esecutivo si farà. Ma senza di lui. Un pazzesco autogol, insomma. Inciucino? - E anche l'altro "responsabile della comunicazione" cinquestellato, l'ex valorista e collaboratore di Antonio Di Pietro, Daniele Martinelli, apre a un "inciucino" coi democrat: "Se Bersani vorrà fare un accordo allora dovrà essere chiaro, e l'offerta dovrà essere scevra da qualsiasi ricatto. Bisogna sentire Bersani cosa dirà, io ancora non ho capito cosa chiede in cambio, qui non si tratta di contraccambiare. Qui c'è un partito che ha un quarto dei consensi ed è imprescindibile che gli spettino poltrone e ruoli di controllo". Parole dure, decise. Ma che marcano una significativa variazione di registro rispetto ai "calci in culo" e ai "mercati delle vacche" del Grillo della prima ora post-voto. L'ambiguo dialogo - E anche sull'affaire Pietro Grasso nel movimento la tendenza è quella di abbassare i toni. L'obiettivo è "normalizzare" la marachella dei dissidenti che, nel segreto dell'urna, hanno votato l'esponente del Pd. Con un pizzico malizia, dietro a questa operazione si può intravedere la volontà del M5S di aprire uno spiraglio al dialogo col Pd. Sulla questione è intervenuto ancora Messora: "Non credo che per il caso Grasso ci saranno espulsioni. Siamo agli inizi. Può capitare, sono ragazzi. Alcuni si sono spaventati perché venivano dalla Sicilia e pensavano che avrebbero avuto problemi. Ma hanno firmato un codice che prevede decisioni a maggioranza: scornatevi pure e poi votate una sola cosa insieme". L'aria, insomma, pare essere cambiata. I toni sprezzanti sono stati deposti. Ora si cerca una forma di ambiguo dialogo a cinquestelle. Grillini e Partito democratico sono al lavoro per plasmare l'improbabile "inciucino".  

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