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M5S, Grillo sfiducia Crimi. E una grillina esce in lacrime dalla riunione

Giulio Bucchi
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di Claudio Brigliadori La mannaia di Beppe Grillo su Vito Crimi: per ora solo mediatica e "psicologica", perché il capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato resta al suo posto anche se di fatto sfiduciato. Il casus belli è stata l'uscita di Crimi su Bersani: avere al governo il segretario Pd, ha in sintesi sostenuto Crimi, sarebbe stato meglio che tenersi Monti a Palazzo Chigi. Una nota scritta, difficilmente smentibile (pratica ormai usuale del portavoce, che un giorno sì e l'altro pure si scaglia contro i giornalisti che l'hanno frainteso). E infatti non arriva la smentita, ma direttamente la rettifica e per bocca (anzi, penna) del capo Grillo: "Bersani e Monti sono uguali". E tanti saluti a Crimi e alla sua credibilità ad capogruppo. La grillina in lacrime - In realtà, la situazione in casa 5 Stelle non è così chiara. Grillo detta la linea, ma a chi? Martedì sera a Montecitorio gli onorevoli grillini si sono riuniti in un'assemblea piuttosto movimentata. Si è parlato di Quirinale, linea da tenere sui saggi ed è emersa qualche insofferenza. Addirittura, una onorevole, la giovane bolognese Mara Mucci, è uscita dal palazzo in lacrime, evidentemente travolta dalle emozioni per il confronto con i colleghi "cittadini". Sui saggi prevale la diffidenza: "Loro vogliono giocare con noi - ha sostenuto un deputato, e quel loro sta per i politici - hanno fatto due commissioni di saggi inutili e che non hanno attinenza con la Costituzione. Loro non vogliono avere a che fare con noi". Un altro onorevole mette in guardia dai marpioni democratici che continuano il pressing per raccogliere gli incerti a 5 Stelle: "Della gente del Pd non mi fido in maniera assoluta". Ma il malumore in casa M5S è strisciante, il rischio è quello di diventare in poche settimane un partito come tutti gli altri, con il leader (non eletto) che impone dogmi e decisioni. Bisognerebbe coinvolgere di più la base, si lamenta una parlamentare, "a me lo chiedono tutti". E sulle misure concrete, il rischio di contraddire Grillo è forte: sul decreto sullo sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese, per esempio, i 5 Stelle hanno votato compatti alla Camera (pur presentando una propria mozione di minoranza) e pure al Senato (senza mozione), nonostante la buccia di banana dell'aumento delle aliquote Irpef presente nella bozza.  Un nome per il Quirinale - Nell'assemblea a Montecitorio i grillini hanno anche affrontato una questione cruciale per tutto il Parlamento, il nome del prossimo premier. A "stragrande maggioranza" è stato deciso che per ora non serve svelare un proprio candidato, anche perché, c'è chi osserva sarcastico, "nessuno ce l'ha chiesto". Il nome del candidato per il Quirinale, invece, verrà individuato con una consultazione sul web tra i 300mila iscritti al Movimento. L'idea è di arrivare pronti in Parlamento se ci sarà da votare, per esempio, tra Gustavo Zagrebelsky e Gianni Letta per evitare un nuovo pasticcio Grasso. Si deciderà online, e chi voterà in Aula in senso contrario sarà fuori dal Movimento.      

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