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Pd, incontro Renzi-Bersani?

Renzi, Prodi e Bersani

Andrea Tempestini
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Si avvicina l'ora del faccia a faccia tra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi. L'ora della resa dei conti. Secondo le indiscrezioni l'incontro potrebbe tenersi già nella serata di oggi, giovedì 18 aprile. Il rottamatore, conversando con i giornalisti, ha smentito per poi aggiungere che potrebbe andare a Roma venerdì. Il faccia a faccia resta comunque possibile anche nelle prossime ore. Non sarà un incontro semplice. I due nelle ultime settimane hanno combattuto una vera guerra. Colpi bassi, accuse, insulti. Da quell'"è stato umiliato" di Renzi fino alle ultime repliche di Bersani, che da lui non prende lezioni, passando per una lunga sequenza di fendenti. Il Pd è spaccato e loro due sono a capo delle fazioni più numerose e agguerrite. Ma ora il sindaco di Firenze parte da una posizione di forza: dopo aver rinfacciato più volte al segretario la sconfitta alle elezioni e l'immobilismo nel trovare una soluzione alla crisi istituzionale, ora potrà rinfacciare a Bersani anche la clamorosa sconfitta su Franco Marini, bocciato al primo voto per la presidenza della Repubblica. Lo scontro - Sul nome dell'ex Dc si è consumato il più recente scontro tra i due. Per Renzi è un impresentabile, "uno sgambetto al Paese". Lui e la sua pattuglia parlamentare infatti non lo hanno votato. Nella riunione dei gruppi parlamentari di mercoledì sera la tensione è schizzata alle stelle, e Renzi ha preso atto che mezzo Pd, se non con lui, ora è contro il segretario. I due dovranno chiarirsi, o almeno provarci. Ma soprattutto dovranno cercare di ricomporre i cocci di un Pd distrutto: Bersani ha perso il controllo in Largo del Nazareno, ma la frantumazione del partito rischia di minare anche le ambizioni del sindaco. Dovranno discutere sul nome nuovo su cui puntare per la corsa al Quirinale. Stando alle indiscrezioni provenienti dalla segreteria, Bersani vuole continuare a puntare su Marini. Ma la strategia è suicida: i franchi tiratori democratici non ci stanno e rivoteranno ancora contro. Per la quarta votazione, insieme al Pdl, ci sono poco più di 10 voti di margine: il rischio che il lupo marsicano venga bocciato pur senza il bisogno di una maggioranza dei due terzi è elevato. Inoltre Renzi non ha più dubbi: "E' evidente che Marini è saltato", ha commentato dopo il primo scrutinio. I nomi - Tra i nomi in della rosa di Bersani (non bruciati) e sui quali si potrebbe trovare l'accordo con il Pdl ci sono Giuliano Amato, Luciano Violante e Massimo D'Alema. Non è escluso che la possa spuntare Baffino. Ma il segretario del Pd la pagherebbe con un'altra frattura. Probabilmente con la scissione del Pd: il primo voto ha palesato che mezzo partito, Renzi in testa, non vuole accordi con Silvio Berlusconi. Nel faccia a faccia Renzi-Bersani, insomma, se si volesse trovare una soluzione condivisa per tenere insieme il partito resterebbero due possibilità: Stefano Rodotà e Romano Prodi. Arduo ipotizzare che i democratici vogliano convergere sul candidato dei grillini (ma non impossibile). PIù facile, al contrario, immaginare che possano accordarsi su Prodi: potrebbero eleggerlo quasi da soli.  Mortadella? - Su Mortadella, infatti, confluirebbero i voti di Nichi Vendola e Sel, oltre a quelli di qualche grillino. Prodi fino a qualche settimana fa era il candidato favorito anche di Renzi: la sua elezione comporterebbe una frattura insanabile tra Pd e Pdl, e il M5S, pur avendolo reso eleggibile con le quirinalizie, non sarebbe disposto a governare con il centrosinistra dopo la nomina di Prodi. Insomma, si tornerebbe al voto in tempi rapidi. Uno scenario che Bersani non voleva diventasse realtà. Uno scenario al contrario molto gradito dal rottamatore. Ora però le carte in tavola sono cambiate. Il Pd è più vicino che mai alla sua fine politica. Prodi potrebbe essere la carta con cui compattarlo (esplicitamente contrari alla sua elezione sono soltanto i dalemiani). L'occupazione istituzionale denunciata dal Cavaliere sarebbe così compiuta. Con buona pace di qualsiasi governo di scopo. E a quel punto Renzi avrebbe la strada spianata per raccogliere i cocci democratici. 

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