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Sofri e l'editoriale su Preiti: la copla del male

L'ex esponente di Lotta Continua, condannato per essere il mandante dell'omicidio Calabresi, interviene sull'attentato a Montecitorio

Lucia Esposito
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"La colpa del male", s'intitola così l'editoriale con cui Adriano Sofri su Repubblica commenta il gesto di Luigi Preiti che domenica 28 aprile ha trasformato il giorno del giuramento del governo Letta nel giorno nell'attentato a due carabinieri che erano di turno davanti a Montecitorio. Sofri, condannato per essere stato il  mandante dell'omicidio del commissario Luigi Calabresi del 5 maggio del 1972, spiega che "insinuare che l'azione di Preiti sia frutto di una particolare retorica del Movimento Cinque Stelle è una sciocchezza vergognosa". "La pazzia è spiegabile" - Sofri si sofferma sul fatto che oramai i politici siano diventati i primi della lista. "Prima dei padroni, prima dei giornalisti, dei magistrati, dei preti, dei medici e dei farmacisti. Appena dopo gli esattore delle imposte di cui appaiono i mandanti. Sono la prima linea della società corrotta e arrogante". L'editorialista fa un affondo anche sulla distinzione tra il gesto di una persona normale e quello di pazzo. Nelle primissime ore dopo l'attentato, infatti, si era sparsa la voce che Luigi Preiti avesse dei problemi psichici. Una prospettiva che in qualche modo risollevava tutti perché  "la differenza tra il gesto di un pazzo e quello di una persona normale è che il primo appare come uno strappo inspiegabile alla trama ordinaria dell'esistenza comune, e il secondo rischia di apparire spiegabile, spiegabilissimo se non giustificabile".  Sensi di colpa - Ma la parte più interessante dell'editoriale firmato da Sofri è nel finale quando, dopo aver avvertito che la "disperazione e la rabbia che corrono contro la società non  devono diventare un ricatto contro chi provi a cambiarla e renderla meno ingiusta" scrive: se gridi ai politici: "Siete tutti morti, sei un morto che cammina" non stai certo sobilando ad ammazzarli. Ma la volta che uno di loro sia morto e non cammini più, ci resterai male". Chissà se quarant'anni fa lui è stato male...  

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