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Viceministri e sottosegretari: chi ha vinto e chi ha perso

Giarda, Biancofiore, Renzi

Andrea Tempestini
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  Alta tensione a Palazzo Chigi per la nomina di viceministri e sottosegretari (leggi l'elenco completo). Le trattative si sono protratte fino a tarda serata. La soluzione del puzzle è stata difficile, complessa. Il Consiglio dei ministri, convocato alle 20.30, è iniziato alle 21.40, segno del fatto che la trattativa si era bruscamente inceppata. Come in tutte le infornate di nomi, c'è chi ha vinto e chi ha perso. Tra i vincitori Gianfranco Miccichè, che torna al governo, fortemente voluto da Silvio Berlusconi come sottosegretario alla Funzione Pubblica. Tra le alte sorprese Antonio Catricalà, viceministro allo Sviluppo con delega alle Comunicazioni. Vengono poi riconfermati anche Marta Dassù, Marco Rossi. Doria e Maria Cecilia Guerra. La spunta anche il leader dei "giovani turchi" democratici, Stefano Fassina, piazzato come viceministro all'Economia (con questa mossa il premier Enrico Letta prova a riassorbire il dissenso di Fassina e del Pd per la nomina di Fabrizio Saccomanni a via XX Settembre). Accuse a Bersani - Ma chi sono i grandi sconfitti? La rassegna inizia con Piero Giarda, ministro dei Rapporti con il Parlamento del governo Monti, in pole da giorni per guidare la finanza pubblica, ma che non compare nella squadra governativa. Un altro grande sconfitto è Roberto Reggi, di strettissimo rito renziano, ex sindaco di Piacenza, depennato negli ultimi minuti con grande sorpresa del primo cittadino di Firenze. Reggi non ha voluto commentare, ma i suoi amici danno contro di "veti diretti e mirati" che sarebbero stati imposti da Pier Luigi Bersani. Altra "trombata" è l'amazzone Michaela Biancofiore, berlusconiana di ferro, superata da Bruno Archi, ex consigliere diplomatico del Cavaliere. Altri trombati - Ma la battaglia più aspra, al solito, è quella che si è combattuta tra le fila del Partito democratico. Gli ex Ds, infatti, dopo essere stati tenuti ai margini della squadra di governo più in vista, hanno voluto riequilibrare le forze rispetto alla componente cattolica e moderata. Stesso ragionamento hanno fatto i bersaniani, dalemiani e fassiniani. E così nella squadra allargata di Letta entra Enzo De Luca, sindaco di salerno, che approda ai Trasporti. Poi c'è Maurizio Martina, segretario regionale del Pd lombardo, molto vicino a Bersani, che si prende la delega all'Expo. Silurata, invece, Anna Serafini, moglie di Piero Fassino (per la quale il sindaco di Torino s'era molto speso), come non entra in squadra il veltroniano Marco Minniti. Tra gli esclusi anche molti "lettiani". A loro avrebbe chiesto un sacrificio proprio il premier. Lo conferma Paola De Micheli, fino all'ultimo in corsa come sottosegretario in un ministero economico: "Enrico ci ha chiesto il beau geste...".  

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