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Il piano di grillini e Pdper far fuori Berlusconie far governare Rodotà

Stefano Rodotà

Il democratico Civati lavora nell'ombra per creare un fronte trasversale pronto a consegnare il Paese all'ex candidato al Colle. Ma Letta deve cadere

Andrea Tempestini
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"Professore, le piacerebbe farci da premier?". Il professore è Stefano Rodotà, ex candidato quirinalizio per il Movimento 5 Stelle. La domanda gli è stata rivolta mentre si trovava a Berlino per un convegno. La risposta? Tutt'altro che negativa. Sì, sarebbe pronto a farlo, il premier. Ma per chi? Per una parte di grillini e per il Partito democratico. Il retroscena viene rivelato sulle pagine de La Stampa da Andrea Malaguti, giornalista vicino al Movimento 5 Stelle, che dà conto del cosiddetto piano "D'Alema 2.0". In estrema sintesi si tratta di un progetto per far fuori Silvio Berlusconi e il Pdl: un piccolo pezzo del Pd e una componente minoritaria dei grillini, quelli che si vogliono ribellare alla dittatura del capo Beppe, tramano per portare a compimento la loro "opera" politica. Il "grillino" Civati - L'idea, nelle scorse settimane, pareva un sogno, una boutade, ma via via si è fatta più concreta. L'antefatto risale ai giorni dell'elezione del presidente della Repubblica, quando Massimo D'Alema, si sussurra, chiese a Pier Luigi Bersani di sostenere Rodotà. L'obiettivo: appoggiare la candidatura per poi governare con i pentastellati. La risposta dell'allora segretario democratico fu secca: "Mai e poi mai". Ma le cose evolvono, la politica è mutevole. Anche dopo il "niet" di Bersani, infatti, un gruppo di democrat ha continuato a cercare i grillini "dialoganti". A guidare la pattuglia democratica, ovvio, c'è Pippo Civati, piddino di strettissimo rito antiberlusconiano e sedotto dalle sirene del populismo grillino. Civati si è mosso nell'ombra, attirando l'attenzione di diversi esponenti del M5s e del suo stesso partito.  Se Letta cade... - Il cerchio, insomma, si è allargato. Se inizialmente Civati reputava impossibile la caduta del governo Letta, poiché sostenuto da Giorgio Napolitano, col passare del tempo si è convinto che ci siano margini di manovra: ha allargato le basi del consenso interno e i grillini "dialoganti", quelli in rotta col duce Beppe, crescono di settimana in settimana. Gli strappisti pentastellati si sono contati: quelli pronti ad appoggiare il Pd sarebbero venti alla Camera e quindici al Senato. E' a questo punto che viene contattato Rodotà, che scalda i motori nel caso in cui il governo Letta dovesse cadere. Civati spiega: "Berlusconi sappia che se fa cadere il governo in modo strumentale, o ci costringe a prendere le distanze dall'esecutivo, potrebbero esserci conseguenze non banali. C'è un fronte in Parlamento, e ancor più nel Paese, che non ha nessuna intenzione di regalargli l'Italia". Quel fronte, che unisce Pd e M5s, sarebbe pronto a consegnare l'Italia a Rodotà.

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