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Kyenge: rivedere norme sul reato di clandestinità

Lucia Esposito
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Il ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge puntualizza, precisa le sue affermazioni sull'abolizione del reato di clandestinità. Dopo le polemiche suscitate dalle sue affermazioni di qualche giorno fa quando aveva sottolineato come "il reato di ingresso clandestino e di soggiorno illegale dovrebbe essere abolito in sede di revisione del Testo Unico sull'immigrazione da parte dei ministeri dell'Interno e della Giustizia e dal Parlamento". La Kyenge inoltre aveva detto che il "trattenimento delle persone da espellere nei Cie dovrebbe rappresentare solo l'estrema ratio e comunque 18 mesi sono un periodo eccessivamente lungo".  Le reazioni - Parole che avevano scatenato moltissime reazioni, forse anche per questo oggi, lunedì primo luglio, il ministro è tornato sulla questione. Lo ha fatto a Bologna, intervenendo a un convegno sull'immmigrazione organizzato dalla Regione Emilia Romagna. Il ministro ha spiegato che la sua posizione "è quella di cercare, prima di tutto, di recepire bene le normative europee". Ed ha puntualizzato poi che qualunque progetto in questo senso deve essere discusso con il ministro dell'Interno. "In generale per quanto riguarda l' immigrazione - ha concluso Kyenge - il mio ministero deve seguire la via dell'accoglienza e dell'integrazione per cui deve dare un'opportunità alle persone di cominciare un percorso di inclusione all'interno della società". Insomma, una retromarcia, uno smussamento delle posizioni che tanto avevano fatto discutere.  Il passo indietro - . "Il punto - ha puntualizzato il ministro - è individuare quale modello potrebbe essere adatto per l'Italia".   Kyenge ha poi chiarito che "pur non essendo tra le priorità di Governo", questo tema è affrontato, dal suo ministero, in termini di "semplificazione" burocratica ad esempio per quanto riguarda il diritto di cittadinanza dei neomaggiorenni.  Per quanto riguarda lo stato dell'iter legislativo sullo ius soli, il ministro ha spiegato che "la settimana scorsa, per la prima volta, sono state affrontate nella commissione Affari costituzionali, le diverse proposte di legge depositate in Parlamento da tutte le forze politiche". Le offese  La kyenge, poi si sofferma sugli insulti ricevuti via facebook da una consigliera comunale leghista di Bologna: "Gli insulti quando vengono fatti non sono indirizzati alla sottoscritta ma prima di tutto alle istituzioni e poi anche ad ogni cittadino. Per cui non li considero strettamente personali ma vanno al di là della persona".- 

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