Diritti tv: condanna definitiva per Berlusconi dopo 7 anni/Scheda
Milano, 1 ago. (Adnkronos) - Era il 21 novembre 2006 quando il processo milanese sui diritti tv prendeva il via nell'aula della prima sezione penale del Tribunale di Milano. Per i dodici imputati, tra i quali Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri, venivano contestate accuse, a vario titolo, di riciclaggio, falso in bilancio, appropriazione indebita e frode fiscale. Contestazioni che, ad eccezione della frode fiscale e del riciclaggio (quest'ultimo attribuito a quattro imputati) sono tutte venute meno nel tempo per effetto della prescrizione. Cinque anni prima, il 25 giugno 2001, le prime perquisizioni della Guardia di finanza negli uffici di Mediaset avevano lasciato trapelare l'esistenza di un'inchiesta. Ma le richieste di rinvio a giudizio arrivano solo il 26 aprile 2005. 18 giugno 2012. I pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, nella loro requisitoria, chiedono pene comprese tra i tre e i sei anni di carcere per gli imputati. Per Berlusconi la richiesta di condanna e' di 3 anni e 8 mesi. Secondo la Procura di Milano, il sistema organizzato da Fininvest negli anni novanta per acquisire i diritti dei film americani era finalizzato a frodare il fisco. Come? Comprando i diritti non dalle major ma da una serie di intermediari, con un passaggio 'utile' per gonfiarne il prezzo cosi' da poter poi stornare la "cresta" a beneficio della famiglia Berlusconi. Fininvest quindi, secondo la tesi dei pm, avrebbe sistematicamente aumentato il prezzo dei diritti di trasmissione dei film delle major americane. In questo modo avrebbe aumentato le voci passive dei propri bilanci, con risparmi notevoli da un punto di vista dell'imposizione fiscale, riuscendo al tempo stesso a produrre fondi neri. 26 ottobre 2012. Il tribunale di Milano condanna Silvio Berlusconi a 4 anni di reclusione, di cui 3 condonati per l'indulto, e a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. Assolto Fedele Confalonieri. Ci sono voluti quindi quasi sei anni (undici dall'inizio delle indagini) per arrivare alla sentenza di primo grado pronunciata dai giudici presieduti da Edoardo D'Avossa. Sei anni di 'stop and go' durante i quali per ben tre volte i lavori sono stati 'congelati': il 25 febbraio del 2008 in attesa delle elezioni del 21 aprile successivo, il 26 settembre 2008 per il ricorso alla Consulta sulla legittimita' del Lodo Alfano, il 19 aprile 2010 per una questione di legittimita' costituzionale della legge sul legittimo impedimento. (segue)