Bufera su Esposito, l'ira del Pdl Lui: intervista manipolata
Roma, 6 ago. - (Adnkronos/Ign) - Scoppia la bufera sul presidente della sezione feriale della Corte di Cassazione, Antonio Esposito. Questa mattina, in un'intervista pubblicata dal 'Mattino', ha parlato della sentenza che ha portato alla condanna di Silvio Berlusconi, smentendo poi alcuni passaggi della stessa intervista. Il direttore del quotidiano 'Il Mattino', dal canto suo, conferma: "Posso assicurare voi e i miei lettori - ha detto a 'Start', programma di Rai Radio 1 - che l'intervista e' letterale, cioe' sono stati riportati integralmente il testo, le parole e le frasi pronunciate dal presidente di cui ovviamente abbiamo prova". AUDIO Nell'intervista pubblicata dal quotidiano si leggeva che l'ex premier Silvio Berlusconi sarebbe stato condannato perché sapeva, non perché non poteva non sapere. "Non poteva non sapere? Potrebbe essere un'argomentazione logica ma non può diventare principio alla base della sentenza", si legge nell'intervista pubblicata dal quotidiano. L'articolo però viene pesantemente contestato dallo stesso giudice. Che parla di gravissima manipolazione: "Il testo dell'intervista da pubblicare, inviatomi dal giornalista del 'Mattino', dopo il colloquio telefonico, via fax, alle ore 19,30 del 5-8-13, è stato manipolato con l'inserimento, da parte del giornalista, dapprima della seguente domanda (mai rivoltami): 'Non è questo il motivo per cui si è giunti alla condanna? E quale è allora?'. E poi della seguente risposta (mai da me data): 'Noi potremmo dire: tu venivi portato a conoscenza di quel che succedeva. Non è che tu non potevi non sapere perché eri il capo. Teoricamente, il capo potrebbe non sapere. No, tu venivi portato a conoscenza di quello che succedeva. Tu non potevi non sapere, perché Tizio, Caio e Sempronio hanno detto che te lo hanno riferito. E' un po' diverso dal "non poteva non sapere". "E' sufficiente -precisa, in una nota, il presidente della seconda sezione penale della Cassazione- confrontare il testo dell'articolo pubblicato dal 'Mattino' con il testo inviatomi alle ore 19,30 (data del fax) da pubblicare, per rendersi conto della gravissima manipolazione che ha consentito al giornalista di confezionare il titolo 'Berlusconi condannato perché sapeva non perché 'non poteva non sapere', attribuendomi falsamente la paternita' di tale titolo". "Il testo dell'intervista inviatomi dal giornalista -spiega ancora Esposito- è stato da me consegnato al Primo Presidente, al quale ho consegnato altresì la smentita inviata al 'Mattino' alle ore 9,16 e cioé dopo circa un quarto d'ora dalla lettura dell'articolo, a seguito della quale mi ero reso conto della manipolazione del testo dell'intervista. Nella registrazione dell'intervista -mette in chiaro Esposito- non vi è né vi può essere il sia pur minimo accenno a tali espressioni perché mai da me pronunciate. Esse appartengono esclusivamente al giornalista che, virgolettandole, me le ha falsamente attribuite". Un'intervista che il primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce ha definito "inopportuna". "Per noi i magistrati parlano solo attraverso le sentenze. Però naturalmente Esposito è libero di parlare con i giornalisti, magari poteva evitare di farlo, ma ormai la cosa è fatta". "Ho provveduto a inviare al ministro della Giustizia una nota per riferirle i fatti, così come mi sono stati riferiti dal presidente Antonio Esposito", ha quindi spiegato Santacroce. "Reputo inopportuna l'intervista -dice Santacroce-, per noi i magistrati Molto probabilmente "la vicenda non verrà discussa al Csm -afferma ancora-, ormai il rapporto è tra Esposito e 'il Mattino'. La sentenza -conclude- è espressa dal dispositivo, e le motivazioni vengono, normalmente, dopo". Ma i consiglieri del Csm Filiberto Palumbo, Bartolomeo Romano e Nicolo' Zanon, chiedono al Comitato di presidenza "l'apertura di una pratica avente ad oggetto l'intervista del dottor Antonio Esposito, presidente di sezione presso la Suprema Corte di Cassazione, pubblicata dal quotidiano 'Il Mattino' in data odierna Immediata la reazione dei legali di Berlusconi alle parole di Esposito. A partire dall'avvocato Franco Coppi, che all'Adnkronos dice: "Siamo presi in assoluto contropiede da un'iniziativa del tutto inusuale e dai contenuti che a nostro avviso non hanno corrispondenza in quello che e' il processo. Siamo pieni di perplessita'...". "La sentenza ormai c'e' -prosegue Coppi- ma le dichiarazioni rese, soprattutto quelle su Belusconi che sarebbe stato informato da Tizio, Caio o Sempronio, ci lasciano davvero sorpresi. Visto che ormai il ghiaccio e' stato rotto, Esposito dica anche chi sono gli informatori del Cavaliere". "Ci dica nomi e cognomi -incalza il legale di Berlusconi- e gli atti del processo da cui risultano queste dichiarazioni. Se si parla della motivazione prima ancora che sia depositata, allora dica tutto...", taglia corto Coppi. "E' normale che Antonio Esposito entri nel merito della sentenza con una intervista? - chiede il senatore Sandro Bondi, coordinatore del Pdl -. E' questo il nuovo stile dei giudici della Cassazione? Credevo che i giudici parlassero attraverso le sentenze, anche se controverse, e che i magistrati fossero 'la bocca della legge'. Ma vuol dire che mi sbaglio". "Siamo trasecolati di fronte al fatto che il presidente di una sezione della Cassazione faccia interviste ai giornali e pasticci talmente le cose da essere anche costretto a smentirne alcune parti - afferma Fabrizio Cicchitto -. Giustamente il senatore Bondi ha ricordato che i giudici dovrebbero parlare solo attraverso le sentenze ma ormai siamo al punto che alcuni magistrati, sapendo che fanno politica con le loro sentenze allora tanto vale che le difendano sui giornali, in televisione, in attesa di poterle difendere in Parlamento". Di una "tempesta in un bicchier d'acqua" parla Rodolfo Sabelli, presidente dell'Associazione nazionale magistrati. "Questo -sottolinea Sabelli- perche' si sta parlando di una sentenza irrevocabile, definitiva. Penso che questo caso vada ricondotto entro i suoi giusti limiti: non si può parlare di un'anticipazione di giudizio" e le parole di Esposito "non hanno alcun effetto processuale: il giudicato è intangibile".