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Berlusconi, grazia lontana: prepara il discorso in Senato, ipotesi voto nel 2014

Il Pd annuncia: "Voteremo la sua decadenza da senatore". L'ex premier: "Mi vogliono morto". I falchi Pdl: se lo fanno fuori, salta subito Letta

Giulio Bucchi
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Napolitano concede poco, Berlusconi non cede nulla. Grazia, "agibilità politica", decadenza, incandidabilità, commutazione della pena a modello Sallusti: tutte ipotesi in campo, alcune improbabili, altre assolutamente concrete. Per ora, dopo la mazzata della sentenza della Cassazione sul processo Mediaset e la conferma a 4 anni di carcere, l'unica certezza è che Silvio Berlusconi non molla: "Vogliono vedermi morto", ha confidato ai suoi. E come scrive Barbara Romano su Libero del 17 agosto, starebbe già preparando un discorso da leggere a Palazzo Madama. Il Pd: "Voteremo la decadenza" - Si arriverà, il 9 settembre, a votare in Giunta del Senato la sua decadenza da senatore, perché lui almeno per il momento non ha intenzione di dimettersi. E, se si voterà senza ulteriori rinvii, quello potrebbe essere il giorno della caduta del governo Letta. L'hanno detto chiaro e tondo alcuni esponenti di spicco dei democratici, da Luigi Zanda a Roberto Speranza: il Pd voterà sì alla decadenza di Berlusconi. E Rosy Bindi, su La Stampa, ha aggiunto: "Mi sembra chiaro che il Pdl stia cercando il modo di non applicare la sentenza su Berlusconi. Ma questo è un ostacolo insuperabile. Le sentenze si applicano". E "non è pensabile scambiare il governo con il principio di legalità". Insomma, molti in largo del Nazareno si stanno preparando allo show down. La rivincita dei falchi Pdl - Il guaio, per loro, è che lo stesso stanno facendo anche i cosiddetti "falchi" del Pdl, che dopo giorni di silenzi obbligati strappano di nuovo la scena alle colombe. Per la verità, è proprio il solitamente morbido Gaetano Quagliariello ad annunciare che se il Pd voterà per la decadenza del Cavaliere la fine dell'esecutivo di larghe intese sarà di fatto automatica, perché "non bastano le parole di Napolitano per blindare Letta". "Se il Pd continua ad arrovellarsi sul modo di far fuori Berlusconi, forse si accorgerà che deve far fuori il governo per questo obiettivo. Vedano un po' loro dove stanno gli interessi del paese", aggiunge in una nota Osvaldo Napoli. "Che a Berlusconi venga garantita l'agibilità politica, doverosa per un leader votato da oltre dieci milioni di elettori, è un fatto fuori discussione. Il problema è il percorso, tutto politico, che si intende seguire e qui la responsabilità è tutta del Pd", parte all'attacco Antonio Leone contro i "falchi dell'intransigenza" democratici. Maurizio Gasparri è chiaro: "Chiudere con le polemiche, chiede il Pd al Pdl? Piuttosto si chiuda la persecuzione a Berlusconi. Qualcuno forse fa fatica ancora a capire che a colpi di Esposito non si va da nessuna parte. Occorre una soluzione che rispetti il ruolo di incontrastato leader di milioni di italiani svolto da Berlusconi". Enrico Pianetta va oltre e chiede al Cav di "passare il Rubicone": "Chiami a raccolta le piazze sull'ignobile uso politico di una condanna astrusa e strumentale. Su questo punto raccolga le firme dei cittadini. Prepari così e faccia lievitare la voglia e il clima di un dirimente e definitivo momento elettorale anticipato. Solo la sovranità del popolo può chiarire tale situazione". Insomma, voto il prima possibile, per mettere i dem con le spalle al muro e senza "farsi incantare né da lambiccate ipotesi leguleie né da altrettanto ipotetiche concessioni di benevolenza ". Le ipotesi: voto in primavera 2014? - Il punto è proprio questo: concessioni su grazia e "agibilità politica", dal Quirinale, non sono arrivate. E Berlusconi è sempre più determinato. Si andrà allo scontro finale, con tutto ciò che comporterà. Se il governo Letta cade, è praticamente impossibile immaginare un voto in autunno senza una nuova legge elettorale. Su questo punto Giorgio Napolitano si è espresso più volte. E allora non restano che due strade. Un governo "alternativo" che concluda la fase di riforme economiche, con Pd e Movimento 5 Stelle, dotato di voti in Parlamento ma di dubbia solidità, ma anche in questo caso Napolitano ha più volte espresso al sua perplessità. Oppure, ipotesi più plausibile, un "governo di scopo" già prospettato dopo le fallimentari consultazioni bersaniane di marzo che abbia in agenda sostanzialmente due provvedimenti: legge elettorale e finanziaria. Allora, solo allora, si potrà votare, con appuntamento alla primavera 2014.   di Claudio Brigliadori   

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