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Bossi, pronto il nuovo partito di BossiSi chiamerà Padania Libera

Umberto Bossi

I fedelissimi del Senatùr si stanno compattando con i movimenti autonomisti e gli espulsi da Maroni

Gilberto Oneto
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Se è vero che tanti indizi fanno una certezza, ce ne sono troppi in giro perché la fondazione del nuovo partito bossiano possa essere solo una voce. Ci sono già le tessere, si conosce il nome quasi sicuro («Padania libera»), si sa  chi si sta muovendo freneticamente sul territorio e c'è  il segretario: sempre lo stesso dal 1979 in poi. La presentazione potrebbe avvenire a giorni e sarebbe solo l'ufficializzazione dell'esistenza di fatto di due Leghe. Qualche inguaribile dietrologo crede ancora che si tratti del solito gioco delle parti fra l'attor vecchio e l'attor giovane (si fa per dire). Questa volta sembra che facciano sul serio e che, soprattutto, non sia più solo questione di rapporti e inimicizie interni ma che la manovra faccia parte di uno schema più ampio che coinvolge l'intero sistema partitico di centro-destra. Le agitazioni interne al Pdl (autocandidature, voci di primarie, il ritorno a Forza Italia, le abdicazioni famigliari) trovano una loro sponda quasi speculare nei mali di pancia del quasi ex Carroccio. Maroni non ha mai fatto mistero di voler trasformare il partito in qualcosa di simile alla Csu bavarese, una paciosa balena verde accucciata a guardia degli interessi territoriali; Tosi si è addirittura autoproposto per leadership allargate ottenendo il cameratesco consenso  dei Fratelli d'Italia; dentro la Lega si agitano continue tensioni rifondarole e movimentiste sempre più “lepeniane”; Bossi infine non nasconde le sue inquietudini e lancia feroci critiche all'attuale segreteria, condite con colorite esternazioni sul sindaco di Verona.  Le sue recenti aperture di credito nei confronti di Marina lascerebbero intravedere uno scenario in cui la nuova-vecchia Lega bossiana appoggerebbe il Cavaliere riproponendo un'alleanza collaudata, sterile per risultati ma decisamente duratura, in contrapposizione a chi vorrebbe costruire il dopo Berlusconi  in strettissima collaborazione con chi ha già fatto la stessa operazione con la Lega 2.0 debossizzata, per dirla alla Crozza-Maroni.  L'operazione avrà come solo sicuro effetto immediato la spaccatura del Carroccio e un suo ulteriore calo di consensi: non molti fedelissimi seguiranno Bossi  e tanti altri lasceranno Bobo ingrossando ulteriormente la folla astensionista. È per scongiurare questo scenario che il vecchio astuto leader ha rivolto nei giorni scorsi un appello a tutti i partitini autonomisti e indipendentisti, e ai fuoriusciti dal partito (che peraltro sono stati in gran parte cacciati proprio da lui) per ricostituire quell'unità che lui aveva abilmente raggiunto nel 1991. In quest'ottica va letto anche il nome del nuovo partito, scelto in contrapposizione anche lessicale a Nord, considerato da gran parte della base e degli elettori un becero e un po' doroteo.   L'operazione non riuscirà per la disistima che gli ex seguaci hanno per il vecchio capo, per l'impresentabilità di molti dei suoi attuali colonnelli, per  il diffuso rifiuto di ogni ulteriore connivenza con Berlusconi, considerato nemico e “killer” dell'autonomismo padano e anche – ultimo ma non ultimo – il grande grado di frammentazione nel mondo autonomista.Il risultato sarà un ulteriore indebolimento dell'area politica e l'ampliamento della vasta prateria di elettori liberali e autonomisti che in Padania sono già il partito di ampia maggioranza e a cui qualcuno dovrà prima o poi dare voce. Non Bossi, che ne ha combinate troppe, non Maroni che non combina niente, non Tosi che proprio non c'entra. Gilberto Oneto

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