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Silvio ha fatto la sua sceltaSantanchè rimandata, Forza Italiala guiderà ancora Alfano

L'investitura ufficiale sabato, nel corso del vertice azzurro ad Arcore. Parte la lotta per le 'poltroncine' del nuovo partito

Paolo Emilio Russo
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L'ultima «incoronazione» Angelino Alfano l'ha avuta sabato, al pranzo di Arcore, anche se l'ok definitivo era già arrivato giovedì pomeriggio nel faccia a faccia col Cavaliere. «A settembre dovrai far partire Forza Italia, lanciare il nuovo partito». È lì, raccontano, in quella battuta in un discorso molto più complesso circa la linea da tenere dopo la sentenza della Cassazione, che il partito si è nuovamente diviso. La guerra intestina tra falchi e colombe, Daniela Santanchè da una parte e il segretario dall'altra, si è spostata già da un bimestre sull'organigramma del nuovo partito. Sulla sua leadership, innanzitutto. Il Cavaliere aveva pensato al «ritorno alle origini» non solo perché il marchio con la scritta sopra la bandiera italiana funziona, ma anche, soprattutto, per prendere le distanze da un partito che, per come è strutturato, gli piace poco. Soprattutto, sostiene non da oggi Berlusconi, il Pdl costa molto e fatica a coinvolgere nuove persone e favorire il ricambio. Forza Italia, così come era stata pensata nel 1994, aveva meno strutture intermedie ed era più agile. «È la via giusta perché chi vince è Berlusconi, non le strutture intermedie», sintetizza il sottosegretario Michaela Biancofiore, che del rilancio del vecchio partito è stata una delle prime teoriche. Lo Statuto del 1994 era cucito addosso alla figura del suo presidente e, di conseguenza, non prevedeva la figura del segretario politico, ma soltanto quella di un «responsabile organizzazione». Di Fi lo sono stati Roberto Antonione prima e Claudio Scajola poi, quest'ultimo proiettato direttamente da quel ruolo al ministero dell'Interno. Oggi, guarda caso, il titolo di «responsabile organizzazione», stavolta del Pdl, ce l'ha Santanchè. «Qualcuno deve avere pensato che il passaggio al nuovo partito poteva essere l'occasione per mettere da parte Alfano, lanciare un'opa», sintetizza un ex ministro presente alla riunione. L'«attacco», però, è fallito. «Non abbiamo mai parlato della questione relativa alla presenza o meno di un segretario alla guida del futuro movimento», si è affrettato a chiarire Maurizio Gasparri, già al centro di un altro scontro con la «Pitonessa». Gli ha fatto eco, per smentire «ricostruzioni fantasiose», via Ansa, anche il presidente dei senatori Pdl, Renato Schifani. Lo Statuto potrebbe subire una modifica - così come il simbolo originario, che subirà una «rinfrescata» - che introduca la figura del segretario politico o, nella peggiore delle ipotesi, il vicepremier dovrà «accontentarsi» del ruolo di segretario organizzativo. «Forza Italia la faremo, la farò io», disse il segretario a fine giugno. Compiacendosi per «l'entusiasmo di Daniela Santanchè, che in Forza Italia non c'è mai stata». L'ex sottosegretario, in effetti, ha militato prima in Alleanza nazionale, poi ne La Destra, infine nel Pdl. Poi, sabato, è arrivata l'indicazione. E lunedì, dopo l'attacco frontale dell'ex sottosegretario via Repubblica, l'invito a «non alimentare polemiche», a starsene tutti un po' zitti. La partita non è chiusa, ma, nel frattempo, è scattato il «piano b»: la conquista dei Dipartimenti. I posti di vertice nella nuova Forza Italia saranno quattro, oltre all'Organizzazione: Enti Locali, Dipartimenti, Comunicazione e Immagine, Formazione. Paolo Emilio Russo

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