Sondaggio, tre italiani su quattro vogliono l'Europa morta
Nella sua lunghissima estate di preparazione alla campagna elettorale per le Politiche del 2018, Silvio Berlusconi ha voluto incontrare anche il sondaggista ed esperto in analisi di mercato Arnaldo Ferrari Nasi, fondatore del think tank Analisi Politica. Così, in un pomeriggio prima delle ferie, il ricercatore, già collaboratore della fondatrice del Partito degli Animali, Michela Vittoria Brambilla, ai tempi in cui la fedelissima di Berlusconi era ministro del Turismo, si è presentato con il suo socio, Riccardo Rudelli, ad Arcore per una chiacchierata sui flussi elettorali e gli umori del Paese, ricevendo in dono dal Cavaliere le famose marmellatine biologiche di villa Certosa. Neppure Ferrari Nasi però era a mani vuote, e ha contraccambiato la cortesia con un piccolo cadeau che il suo ospite deve aver trovato interessantissimo, visto che probabilmente ha ispirato parte delle sue dichiarazioni pubbliche successive a quell' incontro. Stiamo parlando di una ricerca molto accurata, svolta nell' arco di oltre cinque anni, sui sentimenti e la percezione che gli italiani hanno dell' Unione Europea e della moneta unica. Dati e tabelle che con ogni probabilità il Cavaliere sventolerà sotto il naso di Salvini quando, a settembre, i due si incontreranno per definire le strategie della campagna elettorale e i confini della grande alleanza di centrodestra. Si sa infatti che, al di là delle incomprensioni personali e del duro scontro per la leadership della coalizione tra i due leader, su pensioni, tasse e immigrazione i programmi di Forza Italia e Lega sono conciliabili. Ma è sul rapporto con la Ue e l' adesione all' euro che i due partiti sono ancora distanti, anche se ultimamente il Carroccio ha mitigato la propria linea ferocemente euroscettica e di rottura. Libero è in grado di mostrare ai suoi lettori gli elementi più interessanti dello studio e di rivelare parte dei ragionamenti che ne sono scaturiti. Quello che emerge è che l' amore che gli italiani avevano nei confronti dell' Unione prima della crisi, quando oltre metà della popolazione (il 51%) aveva una fiducia inspiegabilmente incondizionata verso Bruxelles, è scemato forse per sempre. Tuttavia il picco negativo registrato con la destituzione del Cavaliere e l' insediamento del governo europeista di Monti (solo il 30% di italiani favorevoli alla Ue) è alle spalle. L' ottimismo renziano infatti ha contribuito a migliorare l' immagine dell' Europa presso l' opinione pubblica, facendo scendere i nemici giurati della Ue nel 2015 al 16%, più o meno il bacino elettorale della Lega, anche se sono risaliti poi a un quarto della popolazione dopo la débâcle dell' ex premier e lo scontro Roma-Bruxelles sugli immigrati. Ma se si scende nel dettaglio, l' analisi fornisce indicazioni ancora più illuminanti, di cui pare che Berlusconi e Salvini nei loro ragionamenti stiano già tenendo conto. Innanzi tutto, emerge l' insoddisfazione profonda per il ruolo marginale dell' Italia nel consesso europeo, attribuito sia all' egoismo dei nostri partner (35%) - in particolare la Germania, giudicata ostile dal 56% degli intervistati -, che perseguono i singoli interessi nazionali anziché quelli comunitari, sia soprattutto (49%) all' inadeguatezza della nostra classe politica europea. E qui si può supporre che, alla luce dei risultati ottenuti, il 41% del Pd alle Europee del 2014 sia una sorta di boomerang per l' immagine dei Dem. Diretta conseguenza del nostro scarso peso nelle stanze dell' Europarlamento e della Commissione Ue sono la sfiducia che la metà degli italiani (il 48%, ma ai tempi del governo d' emergenza dei tecnici e della grande coalizione era il 61%) nutre ancora in maggioranza verso l' Unione, apprezzata solo dal 39%, e la richiesta che più di un cittadino su due (il 55%) fa di rimanere nella moneta unica solo a patto che se ne ridiscutano le condizioni e si riscrivano le regole di Maastricht. Quello sull' euro è uno dei dati più illuminanti del lavoro di Nasi e Rudelli per spiegare tanto la proposta berlusconiana della doppia moneta quanto quella leghista, avanzata dall' economista Borghi, di una divisa parallela che faciliti un' uscita in sicurezza e non necessitata dal sistema monetario comune. Benché infatti la moneta unica sia tutt' altro che amata, solo il 35% degli italiani vorrebbe uscirne e unicamente il 14% sarebbe pronto a farlo dall' oggi al domani. Ma a far brillare gli occhi al Cavaliere sono i dati sul sentiment generale degli italiani nei confronti del dinosauro europeo, che più o meno rispecchia esattamente quello personale del leader azzurro. Benché infatti il nostro Paese si senta maltrattato dall' Unione, impoverito dalla moneta unica, mal rappresentato dalla nostra classe politica a Bruxelles e spaventato dalla globalizzazione, le istanze sovraniste e identitarie non conquistano più del 20% della popolazione, suddiviso tra chi vorrebbe lasciare subito la Ue (il 9%) e chi vorrebbe un ritorno al semplice Mercato Comune (10%) mentre la restante parte degli italiani sogna di smantellare il mostro europeo dall' interno, rendendolo simile a una federazioni di Stati sul modello americano. È su questo che il Cavaliere punterà per rivendicare di fronte a Salvini e Meloni l' importanza della gamba moderata nell' alleanza di centrodestra che Berlusconi vorrebbe preponderante, sia come immagine che come ruolo. La partita per la leadership è più che mai aperta, le domande dell' elettorato, sia in termini di sicurezza e immigrazione, sia in termini di tasse ed economia, sia in termini di politica estera ed europea sono sul piatto. Ciascuna delle tre, quattro o cinque gambe del centrodestra, nessuno ha capito ancora quante siano, sceglierà su cosa puntare e i conti si faranno alla fine. Certo su tutti i temi, in questo momento, la sinistra, tanto renziana quanto bersaniana, sembra dovere rincorrere. Non approfittarne sarebbe un inspiegabile delitto. di Pietro Senaldi