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"Quello non lo voglio", Napolitano, il colpo di mano. Retroscena su re Giorgio: complotto in Parlamento

Eliana Giusto
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Sul testo complessivo della legge elettorale "di cui oggi comincia la discussione alla Camera, mi esprimerò eventualmente quando giungerà all'esame del Senato. Ma sento di dover fare già ora un rilievo che ritengo importante e che auspico possa essere oggetto di attenzione nella serrata discussione che si apre alla Camera". Giorgio Napolitano entra a gamba tesa nel dibattito sul Rosatellum bis con una nota dai toni quantomeno autoritaria. Intanto, appunto, ritiene che dirà esattamente come la pensa quando arriverà in Senato, mentre su un punto, dice l'ex presidente della Repubblica, è bene che la Camera intervenga subito e lo elimini. Spiega Napolitano: "Nel comma 7 dell'art. 1 la proposta riproduce la clausola preesistente, che prevedeva la dichiarazione del nome e cognome della persona indicata come capo della forza politica da parte dei partiti contestualmente al deposito del simbolo elettorale e del programma di ciascuno di essi. Ritengo che il sopravvivere di questa clausola ripresenti il grande equivoco già manifestatosi, nel senso che l'elettore sia chiamato a votare per eleggere non solo il Parlamento, ma il capo dell'esecutivo. Qualcosa cioè di incompatibile con i nostri equilibri costituzionali, e che quindi va, a mio avviso, definitivamente eliminato". Secondo l'ex capo dello Stato "neppure nel sistema francese si produce alcun equivoco del genere, in quanto non vengono confuse nello stesso voto l'elezione del Presidente con poteri di governo e l'elezione dell'Assemblea nazionale. Confido che si possa giungere alla modifica da me sollecitata prima che il testo giunga all'esame del Senato." Che re Giorgio abbia paura di ritrovarsi con un Berlusconi di nuovo in gioco - grazie alla Corte di Strasburgo - e padrone della scena politica? 

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