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Rosatellum, il retroscena su Mattarella: perché ha detto sì al voto di fiducia

Giulio Bucchi
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Il presidente Sergio Mattarella ha detto sì al ricorso alla fiducia sulla legge elettorale perché senza la "blindatura" il governo, la maggioranza e il Pd avrebbero fatto schiantare l'Italia, ancora una volta, sotto il peso dei franchi tiratori. Una vergogna politica a cui il Quirinale ha pensato bene di mettere una pezza, perché come ricorda Marzio Breda nel suo retroscena dal Colle sul Corriere della Sera, sarebbe pure potuta andare peggio. Mattarella ha innanzitutto voluto evitare la prospettiva, umiliante, del ricorso a un decreto governativo in extremis in caso di bocciatura del Rosatellum, perché (è una dei pochi punti pubblici del "programma" del presidente) è impensabile tornare alle urne senza una legge elettorale omogenea tra Camera e Senato. Secondo punto: la legge, sulla carta, gode di un sostegno bipartisan che va dai dem a Forza Italia e la Lega Nord, escludendo di fatto solo sinistra estrema, Mdp e M5s. Terzo punto, il più importante: era fondamentale varare la legge elettorale prima del voto sulla finanziaria, che il Colle considera la fine di fatto della legislatura. E senza voto di fiducia, con l'ultimo voto segreto, il Rosatellum avrebbe corso il rischio di essere affossato in piena sessione di Bilancio. Un disastro internazionale in grado di far tremare i mercati. E se il governo, nel voto finale, andrà sotto, avrà comunque già incassato la fiducia prevista per oggi e non avrà l'obbligo di dimettersi. Salva la finanziaria, non la faccia.

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