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Renzi-Gentiloni, battaglia sulla leadership. Dall'asse con il Quirinale al sostegno europeo: i punti di forza del premier

Zaccardi Michele
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Tra Paolo Gentiloni e Matteo Renzi si sta scavando un solco sempre più profondo. E il premier potrebbe approfittarne per disinnescare l'ipoteca renziana sul Pd e, di conseguenza, sul centrosinistra. In questi nove mesi di governo, Gentiloni ha costruito una rete di sostegno personale e dell'esecutivo che presiede che difficilmente potrà essere disfatta. Un capitale reputazionale soprattutto in Europa. Inoltre, se dovesse passare il Rosatellum, legge che favorisce le coalizioni, Gentiloni potrebbe guidare un centrosinistra allargato a Mdp, Pisapia e Sinistra italiana. Su di lui non ci sono le preclusioni che gravano invece su Renzi, considerato da tutti, all'interno e all'esterno del Pd, troppo divisivo. La mozione contro il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha mostrato le divergenze tra il segretario dem e il premier. Il capo dell'esecutivo gode dell'appoggio di una parte consistente del partito, i fautori di una coalizione larga, sul modello dell'Ulivo. Un'alleanza che potrebbe trasformarsi in una fronda anti renziana. Dallo sfidante sconfitto alle ultime primarie Andrea Orlando, al potente burattinaio Dario Franceschini, passando per il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, il cui silenzio sul caso Visco è emblematico. Dopo Veltroni e Prodi, anche Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico, si è smarcato dalla linea dura di Renzi contro Visco. Insomma, lo schieramento renziano inizia a mostrare le prime crepe. Bisogna poi considerare l'asse che si è consolidato in questi mesi tra Gentiloni e il presidente della Repubblica, che non ha mai nascosto il suo apprezzamento per il basso profilo del premier. Anche in Europa Gentiloni inizia a giocare il proprio ruolo, proponendo la revisione del regolamento di Dublino, che disciplina il diritto di asilo, e nuove misure sul tema dell'immigrazione. Gelido il suo commento sul caso Visco, del quale ha dichiarato di non parlare neanche "sotto tortura": "I rapporti tra il governo e il partito di maggioranza relativa, di cui mi onoro di far parte, sono fondamentali e ottimi, dopodiché noi decidiamo avendo in mente l'interesse del Paese sulla nomina del governatore". Lo scacco di Gentiloni su Matteo Renzi e sulla sua leadership dipenderà dalle prossime mosse del segretario dem, che negli ultimi mesi è parso poco lucido, impacciato nel destreggiarsi tra il fuoco incrociato del centrosinistra. Se  Renzi riuscirà a ritrovare il fiuto politico che lo ha sempre caratterizzato potrà restare in sella, altrimenti non avrà altra scelta che farsi da parte.  

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