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Paolo Gentiloni, il premier dei disastri: le 10 prove che lo dimostrano

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Andrea Tempestini
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Il governo Gentiloni è nato per due emergenze. Quella di salvare il Monte dei Paschi e quella di salvare il vitalizio dei parlamentari. Ricorderete tutti l'accelerazione durante un week-end di metà dicembre, che portò alla nascita di un esecutivo con strani ministri, tipo la (forse) diplomata Fedeli all'Istruzione, tanto per campà… E una squadra del genere non poteva che partorire risultati abbastanza deludenti. Un dato è certo: rispetto al 2016 l'Italia è peggiorata. Ah, certo, il Pil è ripartito, ma i meriti non sono del premier. Dobbiamo ringraziare Mario Draghi e le sue manovre espansive che hanno indebolito l'euro e azzerato gli interessi su titoli di Stato e mutui. E soprattutto la crescita dell'economia è nettamente inferiore rispetto alla media europea… Il bilancio del primo anno di governo Gentiloni è quindi amaro. Ma l'esponente dem, area Margherita, va in giro per il mondo a vantarsi. Non si dimette e accarezza l'idea di un mandato bis, approfittando magari dell'ingovernabilità che potrebbe emergere dopo le Politiche, fissate per il 4 marzo. Ieri infatti al Financial Times non ha dato un'intervista da premier uscente. Tutt'altro. Ha addirittura chiesto «di promuovere la convergenza» europea, contro i soliti «populismi»... Insomma, sogna di passare dalla padella alla brace. Come se il suo anno a Palazzo Chigi fosse stato un trionfo. Invece di disastri ne ha appunto combinati a ripetizione. Vediamo punto per punto le cifre del disastro. DEBITO PUBBLICO. A settembre, secondo quanto comunica la Banca d'Italia, è stato pari a 2.283,7 miliardi. Al 31 dicembre del 2016 era pari a 2.217,7 miliardi. Quindi è salito di 66 miliardi. Mica male… OCCUPAZIONE. Il tasso di occupazione in Italia ha raggiunto il 57,8% nel secondo trimestre del 2017; resta tuttavia il secondo più basso tra i Paesi della Ue con una percentuale di disoccupati dell'11,2%, il quarto più alto del blocco dopo Grecia, Spagna e Cipro. Niente di cui andarne fieri. QUALITA' DEL LAVORO. L'occupazione non è solo statistica. Nel primo semestre 2017 in Italia gli occupati erano circa 23 milioni, cifra vicina ai livelli pre crisi del 2008, tuttavia in termini di ore lavorate per addetto la differenza resta molto rilevante rispetto al 2008. La crescita è basata prevalentemente sui contratti a tempo determinato (che nel 2017 hanno toccato i massimi dal 1992 a 2,7 milioni di persone), e nei settori agricoltura e servizi. Infatti, se nel 2008 i dipendenti full time erano l'86% del totale, 8 anni dopo il dato si è ridotto all'81%. Meno ore lavorate significa meno soldi in tasca. Olè. VOUCHER. Il provvedimento più importante sul lavoro è l'abolizione dei voucher. Risultato? Dai servizi al turismo, dalla ristorazione all'agricoltura c'è un aumento del nero, scrive il Sole24Ore. Che aggiunge: «C'è una crescita del lavoro a chiamata (gli strumenti sostituitivi per il dopo voucher, a causa di costi e burocrazia, non stanno decollando, tutt'altro); e ora ci sono più rischi nei cambi appalti». Alla fine l'evasione è salita di 500 milioni circa. Complimenti. PENSIONI. Ricordate l'Ape social? È stata introdotta un anno fa per permettere ad alcune categorie (lavoratori gravosi e disoccupati) di non aspettare i 67 anni per andare in quescienza. Ebbene, l'Inps è ancora impegnata ad esaminare le oltre 60mila domande pervenute. Peggio è andata con l'Ape volontaria, cioè quel sistema che permette di uscire prima dal lavoro a costo di prendere un assegno previdenziale decurtato: attualmente non è ancora attiva, per cui non è ancora possibile presentare la domanda. Forse non è ancora la volta buona, come avrebbe detto Renzi. ASSISTENZA. Il 2017 si chiuderà con quasi 18 miliardi di prestazioni per la pensione d'invalidità, il 60% in più negli ultimi quindici anni e un trend di nuovo in accelerazione dopo la calma iniziata nel 2010. In Calabria ci sono il doppio di invalidi rispetto all'Emilia Romagna. La lotta agli sprechi nel welfare ci pare abbandonato da parte dell'esecutivo. E così si continua ad attingere ai contributi versati dai lavoratori per mantenere l'Inps, i suoi debiti e le sue spese. Capolavoro. CONSUMI. A ottobre, ultimo dato disponibile, le vendite al dettaglio diminuiscono, rispetto a ottobre 2016, del 2% nella grande distribuzione e registrano una diminuzione del 2,2% nelle imprese operanti su piccole superfici. E dire che negli ultimi 4 anni, 2017 compreso, i governi hanno investito 40 miliardi di soldi pubblici per finanziare gli 80 euro. Chapeau. CREDITO ALLE IMPRESE. Il credito alle imprese «continua a non supportare la ripresa economica». Un numero per tutti. A dicembre 2016 gli impieghi del settore bancario ammontavano a 1802 miliardi. Poi il governo è intervenuto per salvare Mps, Popolare di Vicenza e Veneto Banca con 20 miliardi di soldi pubblici, nostri. Ciò nonostante i soldi prestati dalle banche sono scesi a 1.764.000 miliardi. Trentotto miliardi in meno, più i 20 dati agli istituti falliti, più i 55 persi dal gettito causa troppe sofferenze... Meglio non andare oltre. IMMIGRATI. Secondo i dati diffusi dal Viminale a fine novembre, nel 2017 sono arrivati 117.042 migranti contro i 173.008 dello scorso anno. Il flusso è calato, certamente, perché il ministro Minniti ha capito che non poteva accogliere tutta l'Africa in Italia. Resta il fatto che sono 117.042 in più rispetto allo scorso anno. Occhio... SANITÀ. Tredici mesi di media per una mammografia, un anno per una colonscopia, stesso periodo per una visita oncologica o neurologica. Liste d'attesa più lunghe per le visite specialistiche: particolarmente grave - sottolinea l'ultimo rapporto di Cittadinanzattiva - la situazione per accedere a visite e interventi in oncologia, cardiologia e oculistica. Per una protesi al ginocchio o una cataratta passano anche 12 mesi prima di ottenere la prestazione. L'altro giorno c'è stato lo sciopero del personale medioco perché - sostengono - la situazione «è peggiorata». Si può dire che questo governo non sia proprio in salute... Dovrebbe farsi ricoverare. di Giuliano Zulin

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