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Vittorio Feltri: vi dico io chi è l'uomo del 2018, "il miglior vecchio della nostra vita"

Giulio Bucchi
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In libreria giace un volume poderoso e leggero, carico di scienza ma senza che il suo peso scassi gli equilibri prostatici od ovarici (parità dei generi). Per me ha avuto una funzione di anti-depressivo. Se uno di 88 anni (li compie oggi) scrive così, e ha un brio tale da guardare con simpatia la vita propria e altrui, e persino il futuro, vuol dire che tirare avanti da vecchi non è una disdetta irrimediabile, salvo forse che per i giovani invidiosi. La copertina dice: Rosantonietta Scramaglia, Francesco Alberoni. La vita dello studioso dei movimenti collettivi e dei processi amorosi, Edizioni Leima, pagine 579, € 25. Chiarisco subito. Si tratta contemporaneamente di una biografia e di un' autobiografia, condotta intrecciando le vicende esistenziali del protagonista con le sue opere di scienza e di divulgazione. Ci sono molte pagine che trasformano questo libro in una antologia avventurosa e sorprendente. Una storia piena di amori e traslochi perentori molto personali, che però si specchiano e si universalizzano nel racconto nitido dei nostri amori e del perché dei nostri cambiamenti di dimora abitativa e aziendale. I testi accademici e quelli giornalistici non hanno due lingue diverse. Alberoni usa lo stesso pettine per dare forma alle sue visioni del corso e del ricorso di rivoluzioni e stasi: il privato e il pubblico hanno le stesse leggi. Insomma, roba molto istruttiva. E con un esito collaterale notevole. Leggere Francesco Alberoni mette di buon umore. Tira fuori sempre il meglio della vita dalle situazioni più ingarbugliate, la sua prosa dissipa le brume della noia mattutina. Racconta di vicende complicate rendendole elementari, senza mai banalizzarle: amori e litigi in famiglia e in azienda. Trasferisce questo suo sguardo indagatore alla politica e alle vicende di politica estera. Nelle tenebre che ci accompagnano da decenni è un rabdomante delle scintille, e prevede infallibilmente il sorgere del sole. Lo fa per temperamento, certo, ma sa ricavare ragioni di ottimismo dai suoi studi sull' umanità. Privilegia l' osservazione sul ragionamento, e così evita i garbugli dei suoi colleghi. Confesso: ammiro il suo modo positivo di affrontare il dramma quotidiano di alzarsi al mattino, trovandoci uno scopo meritevole di una spruzzata di acqua di colonia. Io non arrivo a tanta benevolenza verso lo scoccare dei minuti e delle ore. Eppure, dalla lettura del libro, constato che le ha sempre azzeccate tutte. Vede lo spirito dei tempi, ma proiettandolo un po' in là, ed è come se percepisse in questo pellegrinare nel deserto l' odore di latte e miele della terra promessa. È stato lui, Francesco Alberoni, l' unico dei grandi nomi dell' accademia, a intuire e proclamare l' avvento di un "secondo Rinascimento" delle arti e dei mestieri in Italia. Anno 1979, pochi mesi dopo l' assassinio di Aldo Moro. Venne per questo attaccato come un pericoloso illusionista, servo del neo-capitalismo, complice della nouvelle vague craxiana. In realtà non era mosso allora come non lo è oggi, da alcuna ideologia o interesse di conventicola: frequentando Milano, i suoi ambiti di lavoro e non di chiacchiere, aveva sentito lo strano calore del nocciolo incandescente di creatività che è sempre la caratteristica di un nuovo inizio. In quel radunarsi vicino alle guglie del Duomo di stilisti e tessutai, pellettieri e calzolai vedeva in atto la sua intuizione sul formarsi dei movimenti che cambiano la storia. Ma non ha osservato tutto questo da un elicottero, o dal balcone neutrale del marziano. Si è coinvolto. Questa amicizia creativa e produttiva di Alberoni con la filiera della moda intesa anche come industria è stata una benedizione per questo Paese che ha trovato in lui il comunicatore primo e geniale del Made in Italy, inteso come gusto e stile, valori e sentimenti; ma è stata per lui sorgente di disprezzo del mondo accademico e di quello giornalistico. Un episodio soltanto: la lettera di biasimo che Ferruccio de Bortoli, allora direttore del Corriere della Sera, gli scrisse, denunciandolo poi all' Ordine dei giornalisti, per aver accettato di corredare con una sequenza di brevi testi sull' importanza dell' amore e della seduzione alcune pagine di pubblicità della Yamamay (2011), nota ditta dell' intimo. Fu assolto dall' Ordine, ma a via Solferino non gli rinnovarono il contratto per il suo articolo del lunedì, dopo 25 anni... Scopro da questo libro che il professore è originario della Val Tidone, Colli Piacentini, con un importante cardinale tra gli antenati. Ha avuto simpatie per il ruolo di chierichetto, allontanato dalla madre da queste pratiche devote per evitargli «troppa confidenza con il Signore». È cattedratico a Trento, dove accompagna con disincanto il '68, e ne fa occasione di studio. La fama internazionale di grande sociologo e studioso dei movimenti collettivi (da quelli amorosi di coppia a quelli passionali di massa) data 1979, per il successo mondiale di Innamoramento e amore che ne fece una star accademica. Consapevole, senza false modestie, di valere molto, non si sentì obbligato a vestirsi secondo la moda dei parrucconi, e a tagliarsi le basette un po' da dandy per essere accettato dal mondo intellettuale italiano. Pura coerenza. Il modo di vestire se stessi e la propria faccia - scrisse - segna una differenza estetica che diventa morale. Ragion per cui i chierici della cultura comunista e paracomunista non sopportano il suo anticonformismo. Questo Alberoni, "sociologo leggero", "emulo di La Palice" eccetera, osa infatti simpatizzare con la popolazione invece che infilarsi nei salotti di chi ama il popolo ma si disgusta degli italiani e li ritiene volgari e razzisti. Constato, con una certa vanteria, che è giunto, al culmine dei suoi studi e dopo svariate passioni e matrimoni, ad una certezza che è anche la mia. Scrive insieme alla sua eccellente co-narratrice, Rosantonietta Scramaglia: «...ora sa che non è vero che non ci sono modi per far durare una coppia». Non è vero che l' innamoramento, una volta conclusa la sua fase esplosiva, deve per forza accettare altri innamoramenti, pena l' accusa di ipocrisia se uno resiste. Con conseguenze sociali gravi come «la paura di legami forti» e «la crisi del matrimonio». No, si può durare, non è uno spegnersi ineluttabile: infatti «l' amore ha una natura ondulatoria». Che non è una posizione del Kamasutra, ma appartiene alla chimica dei sentimenti che si sposano con la ragione. A proposito di chimica, ce n' è una che si percepisce leggendo Alberoni: vi sono sparse molecole equivalenti al Prozac. Qualsiasi sia il tema: improvvisamente diventa chiaro che ce la si può fare, sopravvivere è positivo. L' amore rifiorirà in una nuova ondata di innamoramento, la crisi economica e morale non è un destino ineluttabile, e anche oggi basta guardarsi in giro per scorgere le precondizioni di un movimento di rinascita, addirittura di un nuovo rinascimento. Finisco qui, prima che finisca l' effetto su di me della sua prosa laicamente mistica. di Vittorio Feltri

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