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Silvio trova la "quarta gamba". Ma con Salvini resta la querelle sulla leadership

Benedetta Vitetta
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Dopo le polemiche c'è l'intesa: e ora la cosiddetta "quarta gamba" entra definitivamente nella coalizione di centrodestra.  Alla fine, alla formazione di Raffaele Fitto e Lorenzo Cesa andranno 31 collegi uninominali da ripartire soprattutto nel Centro-Sud. Un risultato nettamente al di sopra delle aspettative. Si era partiti da 13 collegi, poi 24, poi 31 di cui una decina sicuri. Altri 6-7 sono in zone dove la partita è aperta. Fitto, Cesa e Maurizio Lupi correranno nell'uninominale. Quest' ultimo a Milano. Mentre resta il veto di Salvini su Flavio Tosi ed Enrico Zanetti, entrambi vicini ai governi di centrosinistra che si sono avvicendati in questi anni. Per loro è assicurata comunque la corsa nel proporzionale. I collegi sicuri per i centristi saranno quasi tutti al Sud: soprattutto in Puglia, Sicilia e Calabria. «Saremo il cuore cristiano e democratico della coalizione» detta Cesa.  Leggi anche: Berlusconi, Salvini, Meloni: ecco il patto per il centrodestra Ma se il perimetro dell'alleanza risulta definito, resta in piedi la querelle sulla leadership della coalizione, con Silvio Berlusconi che conferma di considerarsi il dominus, anche se non il candidato premier, e Matteo Salvini che gli contesta il ruolo, ribadendo di puntare alla poltrona di premier. E anche sul programma la Lega marca il punto. Il Cavaliere punta invece a dimostrare che nella coalizione a dar le carte è lui. Loda il programma sottoscritto giovedì da Fi, Lega e Fdi, e poi se ne appropria: "E' un programma lungamente approfondito. Ho cominciato a prepararlo io". Nel pomeriggio in un videomessaggio postato su Facebook, Berlusconi prima illustra gli obiettivi e i punti principali del programma, poi indica quali saranno i primi provvedimenti del "governo" di centrodestra: decontribuzione dei contratti per i giovani, reddito di dignità e pensioni minime. Ma non cita la legge Fornero. I Insomma Berlusconi nell'esecutivo non potrà nemmeno sedere, visto che è ineleggibile dopo la condanna per frode fiscale, ma è lui a dettare l'agenda di governo, in un ruolo dunque che non sarà solo di Padre nobile. Secca la replica del segretario della Lega: "Il bello è che saranno gli italiani a decidere. Chi prende un voto in più farà il premier. Io o Berlusconi, che se potrà farlo lo farà". Una frecciatina nei confronti del Cav e della sua posizione di incandidabilità a qualsiasi carica. E se il Cav aveva spedito Salvini all'Interno, questi, a sua volta, lo "manda" agli Esteri ("sarebbe il migliore, se lo potesse fare"). Nel gioco si inserisce anche Giorgia Meloni: a se stessa assegna un dicastero di peso - ossia  Interno, Esteri o Difesa - mentre Salvini andrebbe bene al Welfare, visto che "c'è il problema della legge Fornero". Si, perchè quella legge è un altro problema tra Forza Italia e Lega: con la prima che vorrebbe limarne solo alcuni punti e la seconda che, invece, vorrebbe abolirla completamente. 

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