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Luigi Di Maio, Beppe Grillo torna per fargli da balia

Matteo Legnani
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Beppe Grillo, in questi giorni, è un ometto sbattuto. Come il De Gaulle richiamato al potere nel riverbero della guerra d' Algeria, come il signor Wolf che «risolve problemi» nei film di Quentin Tarantino o - più semplicemente come l' affaticato badante del suo candidato premier Gigino Di Maio, Grillo lascia ancora una volta l' aratro dei suoi impegnativi show. E si materializza, in uno studiato cazzeggio, su un palco di Torre del Greco; e, da qui, lancia il suo pupillo verso il sol dell' avvenire di Palazzo Chigi. Quando si dice il richiamo alle armi, l' afrore del sangue, l' odore della polvere da sparo. Il cul de sac - «Luigi ha detto bene: quando sentire uno dire che sono tutti uguali, non è vero. È l' alibi che si creano per non fare un cazzo» è il suo esordio accanto al solito Di Maio in grisaglia. Prima ancora, dal nuovo blog (quello da comico, che avrebbe dovuto regalargli la liberazione artistica dalla Casaleggio e del Movimento) Grillo aveva evocato Emmanuel Kant, nel «duecentoquattrordicesimo anniversario della morte del più grande gigantesco nano delle storia. Sulla sua tomba c' è scritto: in alto le stelle e dentro la legge morale. Cioè era del Movimento 5 Stelle!», reggendo filosoficamente l' urto dei cronisti. Grillo a Torre del Greco è pirotecnico: ruba la scena a Di Maio nella terra di Di Maio; e omaggia una città spompata, offesa, ferita a morte dal crac della Deiulemar, la compagnia di navigazione dove erano custoditi i risparmi di quasi tredicimila famiglie che avevano investito nelle obbligazioni della società. Una sorta di Monte dei Paschi marittima. Poi l' uomo cita nell' ordine le invettive artistiche di Berlusconi, le banche, il Jobs Act («Leggi come il Jobs act non sono fatte per combattere la disoccupazione giovanile ma per continuare ad alimentare il voto di scambio. Noi una volta al governo siamo pronti a cancellare tutto questo») e Dio («Devi venire giù: aiutaci, ti prego. E non mandarci più tuo figlio, vieni tu»). La folla applaude. E, nonostante lo sfrigolare delle coscienze, la temperatura è insolitamente rigida. Qualcuno, in questo ritorno prepotente del Garante, ci intravede una metafora della temperatura interna del Movimento in uno dei suoi peggior cul de sac: da quando i guastatori televisivi delle Iene hanno sorpreso gli onorevoli e ri-candidati M5S Andrea Cecconi e Luca Martelli a taroccare gli scontrini, il clima è, in effetti, rigidino. Sopratutto dopo che i controlli stanno svelando un buco nei rimborsi che supera il milione di euro. Certo, se il 4 marzo dovessero essere eletti, i due promettono di rinunciare al seggio, ma la situazione è comunque eticamente compromessa. E prima degli scontrini c' era stato il candidato Dessì, in affitto a 7 euro al mese, che ballava col ricercato Spada; e, ancora prima, il caso dell' ammiraglio Verri candidato nel Lazio pur essendo consigliere comunale del Pd, o quello dell' avvocato Vitiello massone a sua insaputa. Senza considerare che la spaccatura tra i "governisti" dello stesso Di Maio (predisposti, in extrema ratio, ad un premierato non grillino in senso stretto) e gli "ortodossi" di Roberto Fico pare stia diventando una fastidiosa faglia sotto il terreno della campagna elettorale. Insomma, la storia si ripete: ogni volta che il Movimento scricchiola, scivola su furbizie da mercante o su ingenuità dilettantesche, Grillo è costretto dal Fato. Abbandona tutte le menate del «passo di lato» e riprende per mano i propri ragazzi. Il Garante -lo dice la parola stessa- di mestiere garantisce. Come Mick Jagger - Ma, a settant' anni, si sarà anche -insomma- un po' rotto. Beppe era già andato «in pausa, perchè sono un po' stanchino» dopo il referendum che aveva seppellito Renzi. Dopodichè c' era tornato a fine gennaio scorso; e nello spettacolo che aveva fatto a Mestre, completamente privo di simboli politici, mai aveva accennato al Movimento. Infine, congedandosi dal blog, cuore tachicardico del M5s, Grillo era rientrato in letargo politico dopo aver benedetto gli «straordinari poteri» di Di Maio; il quale Di Maio, poi, s' è un po' -diciamolo- incasinato con le candidature, anche poi cita Sanremo, «Non ci avete fatto niente» . Grillo annuncia più ritiri di Mick Jagger. E, puntualmente, ora Virginia Raggi, ora Nogarin, ora il concerto di Torino, ora le elezioni siciliane, lo sradicano dai buoni propositi. I progetti a medio termine del fondatore sono come quelli del mitologico Perseo coinvolto con ritrosia nelle battaglie tra dei, Kraken e Meduse. Cosa non si fa per i propri figli che s' ostinano a non voler crescere... di Francesco Specchia

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