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Legge di stabilità, Letta: niente tagli alla sanità, sul fisco solo un contentino

Enrico Letta

Ignazio Stagno
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Una manovra in tre anni per ridurre la pressione fiscale dello 0,7 per cento. E' questa la "promessa" (magra) di Enrico Letta per restare al governo fino al 2016. La legge di stabilità consentirà in tre anni "un taglio delle tasse per imprese e famiglie dal 44,3 al 43,3%", ha affermato il premier subito dopo il Consiglio dei Ministri. Il premier dunque tenta una mossa per durare a lungo e fa marcia indietro anche sulla sanità.   "No ai tagli sulla sanità" - Niente tagli alla sanità nel triennio 2014-2016. È saltata, la sforbiciata da 2,6 miliardi prevista nelle bozze della legge di stabilità. Le bozze circolate prevedevano che la sanità contribuisse alla copertura della manovra con 500 milioni nel 2014, 1,04 miliardi nel 2015 e 1,11 miliardi dal 2016. La stretta avrebbe colpito la spesa farmaceutica, le case di cura e i laboratori convenzionati con il servizio pubblico. Ma a quanto pare il governo ha frenato. Niente tagli alla sanità dunque nel triennio 2014-2016. Il premier Enrico Letta ha presentato la bozza sulla legge di stabilità discussa in Consiglio dei Ministri. La manovra è all'incirca di 11,5 miliardi nel 2014, 7,5 miliardi nel 2015 e 7,5 miliardi nel 2016. "Non aumentano le tsse sulle rendite" - Sulle rendite finanziarie a quanto pare non ci sarà un aumento della tassazione. Tra le indiscrezioni circolate ieri, si parlava di un innalzamento della tassa sulle rendite finanziarie dal 20% al 22%. Ma Letta assicura: "Nella legge di stabilita' non c'e' l'aumento delle aliquote sulle rendite finanziarie, c'e' un aumento del bollo sulla gestione dei titoli". "Passi avanti" - Per Letta a quanto pare il bicchiere è mezzo pieno: "Con questa legge di stabilita' abbiamo fatto un passo avanti nella giusta direzione. Per la prima volta i conti quadrano senza aumentare tasse e senza fare tagli a sociale e sanita'. La Legge di stabilita' e' fatta per forza di cose di due tempi: oggi e il passaggio parlamentare. Abbiamo dovuto correre e ci saranno aggiustamenti che per forza di cose saranno messi a punto". Anche sul fronte del debito, Letta assicura: "Il debito pubblico sarà in calo nel 2014, 2015 e 2016 e centriamo l'obiettivo del 2,5% di deficit/Pil nel 2014". Poi ha annunciato la riduzione delle tasse per le imprese per 5 miliardi e 600 milioni nel triennio. Poi sarà previsto un miliardo di euro per le ristrutturazioni e per gli ecobonus.  "Abbiamo mantenuto gli impegni con Bruxelles, e oggi abbiamo un duplice premio: per la prima volta la legge di stabilità non deve cominciare con tagli o nuove tasse che servono per Bruxelles", ha spiegato Letta. È stato "bloccato l'aumento dell'Iva per le cooperative sociali". Nella legge di stabilità c'è il «rifinanziamento del fondo per le politiche sociali, il fondo per la non autosufficienza, il 5 per mille". Si voterà solo di domenica - Infine nella legge di stabilità ci sono novità anche per il prossimo appuntamento con le urne: "Alle prossime elezioni si votera' solo di domenica e non anche di lunedi', ha annunciato il premier Letta. "L'eliminazione di questa anomalia italiana - ha aggiunto spiegando alcuni dei tagli per 2,5 miliardi di euro che saranno fatti alle spese dello Stato - consente un risparmio secco di 100 milioni di euro". La casa - Letta ha detto chela nuova Trise non sarà l'Imu. Le premesse lasciano intravedere una mazzata per le famiglie secondo  gli uffici studi, dai sindacati alla Cgia di Mestre. La  Trise peserà mediamente 366 euro a famiglia. Facendo un raffronto con le attuali Imu e Tares, nel 2014 pagheremo un po' di più rispetto al 2013, ma  meno rispetto al 2012. Due i calcoli da fare: uno per la parte riguardante i rifiuti (Tarip), l'altro per la parte sui servizi (Tasi). Per questa componente, che di fatto assorbe l'Imu, l'aliquota potrà arrivare all'11,6 per mille, un punto in più rispetto alla soglia prevista oggi per l'Imu che potrebbe far nascere un prelievo aggiuntivo di 2 miliardi di euro.  Da sciogliere invece il nodo della tassazione sulla prima casa: l'aliquota massima oscillerebbe dall'1 al 7 per mille. 

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