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Matteo Renzi, il retroscena: il piano di guerra, getterà nel panico il Pd

Giulio Bucchi
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Vuole fare opposizione a tutto, Matteo Renzi: al governo Di Maio e a quello Salvini, alle richieste di "responsabilità" che piovono sulla testa del Pd dal Quirinale, ma sopratutto ai suoi nemici interni. O meglio, gli ex amici che lo hanno scaricato di colpo dopo il 4 marzo, da Paolo Gentiloni a Dario Franceschini. Tutto prevedibile, per carità, ma Renzi ha buona memoria e appare piuttosto vendicativo. E quando ha ricordato a tutti che "la ruota gira" e la riscossa "arriverà prima del previsto" il messaggio è arrivato a chi di dovere. Leggi anche: Direzione Pd, Renzi saluta con una lettera. Martina reggente In direzione, dove si votavano le sue dimissioni, Renzi non si è nemmeno presentato e secondo Ettore Maria Colombo di Quotidiano nazionale "c'è chi dice che non si presenterà neppure in Assemblea nazionale, quando bisognerà eleggere il nuovo segretario". Uno schiaffo al "partito dei caminetti" che risponde a una logica, elettorale e personale, ben precisa. Dopo 4 anni di logorio al governo, è giunto il momento di rimpolpare i consensi stando dietro le barricate, senza responsabilità. "Non solo Matteo - spiega un suo fedelissimo - ci ha detto che non molla, ma quando sta all'opposizione, come lo fu di Bersani e Letta, dà il meglio di sé e noi daremo il meglio con lui". L'ordine è partito: "Sparare sul quartier generale", come diceva Mao Tse-Tung. Ed è partita anche la conta: al Senato, i renziani sono certi di avere 20/25 irriducibili (su 35 ipotetici) sui 57 componenti totali del gruppo Pd. Più incertezza alla Camera: 50 i renziani sicuri (80 sulla carta) su 108 deputati eletti dal Pd. Numeri sufficienti a pesare nella formazione di qualsiasi governo.

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