Amedeo Laboccetta, l'intervento su Libero: "Silvio Berlusconi, sbarazzati subito di certe compagnie"
Caro Direttore, ho letto con attenzione il suo editoriale “Silvio strizza l'occhio a Di Maio” e non posso che ritrovarmi con quanto da lei scritto in maniera esemplare. Ha detto al popolo o di centrodestra che si ostina (ma sempre meno) a perdonargli tutto un solenne: ci hai stufato! Lo fa senza astio o cattiveria, quasi lo avesse sorpreso con le mani nella marmellata per la centesima volta. Il problema è che la marmellata è finita. In verità - e io posso esserne timido testimone - le strategie del Cavaliere sono improntate alla finzione pro domo sua. Leggi anche: Gianni Letta, il giudizio tagliente su Matteo Salvini Riconosco la sua estrema bravura nel saper dire le bugie come se fossero delle sacrosante verità e nel fare affermazioni per poi smentirle un attimo dopo. Non mi meraviglia dunque che, dopo aver messo all'indice in tutti i modi i 5 stelle e dato del fannullone al loro leader Di Maio, ora cerchi in ogni maniera un'intesa nella speranza di scongiurare le elezioni. Ahimè un Berlusconi pro domo sua usa le persone, le cancella e poi le abbandona. Il caso Dell'Utri è emblematico. Suo amico prima ancora che collaboratore, fondatore con lui di Fi, giace malato in galera. E lui che fa? Lo ha dimenticato. Non nei sentimenti, che lui spergiura essere più che mai vivi di dolore e amore, ed è pure sincero quando lo afferma, ma nei fatti. Mi chiedo: è sempre stato così? Sarei tentato di rispondere di sì. Eppure, come racconto con episodi di vita nel mio libro “La vita è un incontro”, Berlusconi non era così ondivago, tutt'altro. Certi punti fermi di lealtà e di rispetto li ho anche personalmente sperimentati. E allora? Si dice che la vecchiaia porti con sé la saggezza invece qualcosa è accaduto. Non sono mai stato uno yes man e lo dico con serenità: si sbarazzi in fretta di certe compagnie se vuol continuare ad essere un leader credibile e - mi perdoni il gioco di parole - incredibile per essere sopravvissuto alla giustizia dei giudici. A quella dei propri avvocati è più difficile. di Amedeo Laboccetta