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Sergio Mattarella, le strade senza accordo tra M5s e Pd: resta il governo di Gentiloni o "l'ipotesi sciaguratissima"

Giulio Bucchi
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Una fiducia "di facciata", quella di Sergio Mattarella. Il quirinalista del Corriere della Sera Marzio Breda, che gli umori del Colle li sa cogliere da anni e anni, è convinto che il presidente stia facendo buon viso all'ipotesi di un governo M5s-Pd e che stia concedendo altro tempo ai dem, fino alla direzione decisiva della prossima settimana, perché è convinto che le alternative in caso di fallimento siano, fondamentalmente, disastrose.  Leggi anche: "Perché Mattarella non farà fare il governo a Salvini" Di sicuro, se non si troverà una intesa tra Luigi Di Maio e Maurizio Martina (con l'ombra di Matteo Renzi), non si potrà ricorrere al "governo del presidente" evocato per settimane ma nelle ultime ore escluso con forza dai due partiti usciti meglio dalle elezioni, i 5 Stelle e la Lega. La strada, dunque, è strettissima. Il Colle non sarebbe convinto di un ritorno di fiamma M5s-centrodestra (nelle sue varie declinazioni) e quindi, sulla carta, restano due strade: una "proroga" di Paolo Gentiloni e del suo esecutivo dimissionario, in carica ancora per gli affari correnti con il Parlamento intento a varare una nuova legge elettorale, "magari entro settembre". Oppure quella che il Corsera, probabilmente per interposta persona di Mattarella, definisce "l'ipotesi sciaguratissima" del ritorno al voto immediato con "l'attuale, pessimo Rosatellum". Nessuno potrebbe protestare, anche se il futuro dell'Italia sarebbe ancora più nebuloso.

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